Profughi dimenticati in stazione
La Caritas: «Manca la volontà politica»

Bernasconi: «Forse si teme che aiutarli significherebbe richiamarne altri»

Sono decine, dormono nell’atrio. Scartata l’idea di allestire un vagone letto

Un po’ non si vuole, un po’ non si può. Non si può secondo la legge, visto che - e parliamo della trentina di profughi che trascorre le sue notti nell’androne della stazione - si tratta di richiedenti asilo ordinari che non rientrano nel novero di quelli cui è consentito l’accesso alle procedure di emergenza messe in atto nell’ambito dell’operazione “Mare nostrum”.

Non si vuole secondo Roberto Bernasconi, direttore della Caritas, che al Settimanale della Diocesi ha fornito una propria chiave di lettura del disastro che da mesi si reitera sotto gli occhi di viaggiatori e pendolari: «La sensazione - ha detto - è quella che non ci sia la volontà di trovare una soluzione perché si ha paura che, sistemate queste persone, altre ne arrivino». .

Sempre secondo la Caritas, nel corso di uno dei tanti incontri organizzati in prefettura per valutare strade percorribili, si era anche prospettata l’ipotesi di allestire un vagone letto per una forma di accoglienza un po’ più dignitosa, sulla falsa riga di quanto già accade in altri capoluoghi di provincia del nord Italia, ma alla fine non se n’è fatto nulla.

La situazione resta immutata. A vegliare sul destino vicino e lontano di questa gente rimangono per ora Caritas, cooperativa Simploké e, per quanto attiene al monitoraggio sanitario - nei limite del possibile - Croce rossa e Azienda sanitaria locale.

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