Quando il boss dei boss fu “avvistato” sul lago

Matteo Messina Denaro Tra le tante segnalazioni di avvistamenti del latitante più ricercato d’Italia c’è anche Como

Matteo Messina Denaro è stato probabilmente uno dei latitanti più avvistati della storia, forse anche per via della diffusione di varie riproduzioni del suo volto artificiosamente invecchiato al computer, un’opportunità piuttosto recente, che non poté essere sfruttata per altre latitanze celebri, a partire da quella di Totò Riina.

Tra le tante segnalazioni accumulate sulle scrivanie della Procura di Palermo ce n’è una che riguarda anche Como. Risale a un giorno in cui un papà a spasso sul lago con i suoi bambini si convinse che il boss si celasse sotto le mentite spoglie di un tale che gli stava accanto nei pressi di una gelateria, seduto a un tavolino: «È lui», si convinse il babbo, che estrasse il telefono e scattò di nascosto quante più foto poté, salvo poi farle avere alle forze dell’ordine.

E tuttavia no, il boss non era lui. Non lo era sul lago di Como né lo fu mai in alcuna delle centinaia di segnalazioni approdate in questi decenni sulle scrivanie della procura palermitana e su quelle degli investigatori che hanno dedicato l’intera loro esistenza alla caccia della primula rossa di Cosa nostra. Con il progredire della tecnologia alle semplici fotografie sono andati aggiungendosi anche filmati, tutti visionati con certosina cura, e sì, anche quando si trattava dei tanti, troppi mitomani che in questi anni hanno approfittato, di questa illustre latitanza per divertirsi un po’.

Un paio d’anni fa, per dire, a Palermo girava per caserme e commissariati un tizio che sosteneva di conoscere il sito esatto in cui il boss si nascondeva, mentre agli annali è finita di diritto la telefonata di una ballerina di lap dance di Denver (Colorado) che si rivolse all’ambasciata italiana di Washington per denunciare di avere sposato a sua insaputa proprio lui, il capo dei capi. Apriti cielo. Da Roma a Washington la mobilitazione fu generale. Salvo scoprire, alla fine, che la ballerina voleva solo vendicarsi di un tradimento del marito. Il quale era sì italiano ma non per questo anche mafioso.

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