«Quel terremoto ai piedi delle Ande
Così è iniziata la mia avventura»

Toni Rüttimann incanta la platea del Sociale - Dal primo viaggio in Sudamerica al ritorno in Svizzera - Fiumi e valli: una storia dietro a ognuno dei suoi ponti

«La dedizione ad una missione unica». È la presentazione di Diego Minonzio, direttore de La Provincia, per Toni Rüttimann, ieri sera al Teatro Sociale e per il racconto semplice di una vita straordinaria, tesa come un cavo d’acciaio verso un obiettivo ideale e inesauribile: costruire ponti nei paesi poveri per le popolazioni che ne hanno disperatamente necessità.

Cittadino del mondo, Rüttimann è nato a Pontresina, in Engadina. Il suo viaggio, mai terminato, ha inizio nell’87 in Ecuador, devastato dal terremoto. «Ai piedi delle Ande per la prima volta comprendo cos’è un terremoto in montagna. Crollano i ponti. Non si può più lavorare, studiare, curarsi». Il primo ponte, “orribile” dice lui, è lungo 55 metri, costruito con l’aiuto di un olandese, ingegnere sì, ma idraulico. Toni è un ragazzo di vent’anni, torna in Svizzera per studiare, ma dopo poche settimane riparte. «Avevo il desidero dentro di farmi utile». C’è un applauso spontaneo dalla platea e lui, pragmatico e modesto, lo ferma: «Non perdiamo tempo».

Scorrono immagini della vita precaria delle popolazioni più povere del sud America e dell’evidente necessità di poter costruire dei collegamenti per chi ogni giorno corre rischi inauditi per spostarsi. Toni si dice «tu comincia a costruire, loro arriveranno». Indios e meticci lo osservano e, dopo il lavoro, si rimettono di nuovo al lavoro con lui per costruire il loro ponte. Un ponte fatto di materiali di recupero, “regali” dice Toni, preziosissimi.

Dopo 4 anni Toni torna a casa, in un cinema racconta quello che aveva costruito e come. La sua gente gli dona materiali, qualche macchinario per fare i ponti. Ritorna in sud America e riprende la sua strada sospesa. Con la spregiudicatezza di chi sa di essere nel giusto Toni Rüttimann chiede cavi d’acciaio e tubi alle grandi aziende, che ascoltano, comprendono e donano avanzi, eccedenze di produzione. «Cavi di acciaio di 32 mm, un tesoro per noi». Poi scopre “i bellissimi tubi” di Tenaris e recupera i pezzi di scarto, tutto aveva un valore straordinario. Ma mancava ancora un elemento importantissimo: un buon compagno, per fare le cose insieme. Toni incontra Walter, ecuadoregno, saldatore di 21 anni. «Così abbiamo girato la giungla per cercare tubi e cavi, su due camion, come Don Chisciotte e Sancho Panza».

Da allora Toni ha costruito 728 ponti, di cui 292 in Ecuador e poi gli altri in Costa Rica, Honduras, Messico, Colombia, Cambogia, Indonesia Laos, Myanmar, Vietnam utilizzati da quasi due milioni di persone.

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