Respiro, polmoni e ora anche il Covid
Un comasco tra i migliori in Europa

L’ingegner Andrea Aliverti selezionato per entrare nella European respiratory society. Ha realizzato magliette intelligenti per monitorare i malati

Un ingegnere di Como di 54 anni, Andrea Aliverti, è stato selezionato per diventare un “fellow” della European respiratory society. Ailverti è un ambasciatore tra i massimi esperti mondiali nel campo del respiro e dei polmoni. Adesso è al lavoro per sconfiggere le ferite lasciate dal Covid. Nato, cresciuto e sempre residente in città, Aliverti dopo la laurea in Ingegneria elettronica al Politecnico si è specializzato in Biomedicina.

«Nella “respiratory society” siedono in genere pneumologi, ma anche epidemiologi, chirurghi e immunologi – racconta il professor Aliverti – io invece sono un ingegnere. Questo titolo di “fellow” mi è stato però riconosciuto perché da anni sviluppo tecnologie e strumenti per studiare la funzione respiratoria. Il mio lavoro si articola in tre principali campi di ricerca. Il primo è la diagnostica, l’analisi delle immagini. Il radiologo guardando una tac al torace fa un’analisi qualitativa del problema, della patologia. Noi invece partendo dai dati, con metodi di fluidodinamica computazionale, facciamo un’analisi quantitativa come la distribuzione dell’aria nei pazienti a cui magari è stato asportato un lobo del polmone». Il secondo campo d’azione, semplificando, cerca di superare i metodi tradizionali per valutare la funzionalità respiratoria. In genere la spirometria, un soffio forte dentro a un tubo, è l’esame più utilizzato e più datato. Gli ingegneri biomedici del Politecnico hanno invece inventato la pletismografia optolettronica, una metodica che misura in maniera accurata il volume toracico addominale e le variazioni del volume polmonare senza boccagli, ma con strumenti ottici, telecamere e marcatori posizionati sui pazienti. Numerosi ospedali in giro per il mondo hanno adottato queste tecnica.

«Infine ci dedichiamo ai dispositivi indossabili – racconta ancora Aliverti – non tanto agli orologi intelligenti o quelle fasce da mettere al polso che contano i passi. Ma, per esempio, abbiamo costruito delle magliette sensorizzate. Senza fili e con scatolette per la misurazione della pressione. Si tratta di un prodotto non invasivo, non è fastidioso. Per intenderci, l’holter cardiaco in genere non è molto comodo da tenere addosso la notte. Le magliette riescono in più ad integrare la rilevazione del respiro in maniera costante, effettuano un elettrocardiogramma, prendono la saturazione dell’ossigeno nel sangue, eccetera. Insomma sono delle macchine per un monitoraggio in funzione ventiquattro ore».

È chiaro come tutte queste ricerche e queste nuove opportunità tecnologiche siano state rese quanto mai attuali dall’emergenza epidemiologica.

«Il Covid è adesso una delle nostre maggiori finalità – spiega l’ingegnere comasco – e come Politecnico di Milano su questo fronte abbiamo tanti gruppi attivi. Per la respirazione abbiamo cominciato a valutare dei pazienti, sempre insieme a medici ed esperti in ospedali di riferimento per l’emergenza come il Sacco e il Policlinico. Ci stiamo focalizzando soprattutto sulla riabilitazione superata la fase acuta dell’epidemia. E ancora sui sistemi ottici per valutare il decorso a livello polmonare. Com’è noto nei pazienti che hanno subito gli stadi più gravi della malattia rimangono delle profonde ferite, delle cicatrici che sarà complicato curare. Oltre a queste il Covid lascia anche degli strascichi importanti a livello neurologico».

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