Richieste asilo, respinte tre su quattro
Ma nessuna ritorna a casa

I dati della commissione per il riconoscimento della protezione internazionale: respinte 703 di 967 domande. Chi resta fuori entra in clandestinità, e nella migliore delle ipotesi va a ingrossare le fila del lavoro nero

Un esercito di fantasmi si aggira per le nostre città. Centinaia, migliaia, decine di migliaia di clandestini di “ritorno”, cittadini stranieri che, sia pure per un periodo limitato di tempo, hanno usufruito di un permesso regolare.

Sono gli ex richiedenti asilo, somali, nigeriani, venezuelani, egiziani, gente che, statistiche alla mano, nel 75% dei casi si vede respingere la propria domanda di asilo e che, per questo, si ritrova in condizioni di clandestinità.

Il loro numero si desume dai dati della commissione per il riconoscimento della cosiddetta “protezione internazionale”, organismo che agisce per il tramite di una quarantina di sezioni locali, da Treviso a Trapani. Per le province di Como, Lecco e Monza Brianza è competente la commissione insediata presso la prefettura di Monza, per la quale sono disponibili i dati dell’attività 2016, l’anno della torrida estate in cui centinaia di somali ed eritrei si accamparono per settimane alla stazione di Como San Giovanni, prima dell’attivazione del centro di via Regina Teodolinda.

Quell’anno, la commissione esaminò 967 domande respingendone 703, pari al 73%. In altre parole tre migranti su quattro non avevano titolo per poter ottenere una qualunque forma di protezione. Che fine hanno fatto? Sono tornati al loro Paese? Secondo Roberto Bernasconi, direttore della Caritas diocesana, la maggior parte di loro finisce a ingrossare le fila del lavoro nero o della piccola criminalità.

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