Risale la pressione al confine italo-svizzero. Respinti 33 migranti

Controlli Venerdì la polizia di frontiera elvetica è intervenuta alla stazione ferroviaria di Chiasso. Stranieri in arrivo soprattutto da Afghanistan e Tunisia

In un controllo coordinato, uno dei tanti degli ultimi giorni, effettuato venerdì alla stazione di Chiasso, dai treni in arrivo dall’Italia e quindi con transito o fermata anche a Como e diretti a nord del Gottardo sono stati fatti scendere 33 migranti. Un dato quello fornito da Ticinonews.ch che dà l’esatta dimensione di quanto la pressione migratoria sul Cantone di confine e sulla vicina Confederazione - terra di transito verso la Germania e il nord Europa - sia tornata a farsi importante e preoccupante, anche se al momento a Como (ad esempio nei pressi della stazione di Como San Giovanni) non si hanno ancora segnali così marcati di migranti in attesa di varcare il confine.

A precisa domanda, rivolta dal sito ticinese d’informazione, l’Ufficio federale delle Dogane ha fatto notare come in quasi 2.200 abbiano tentato di varcare illegalmente il confine a settembre, un dato salito poi sino ad oltre quota 2.400 ad ottobre. Questi almeno sono i migranti il cui tentativo di approdare in Svizzera si è fermato dinnanzi alle guardie di confine. Bisogna dunque supporre che il dato sia ben più elevato. La maggior parte di queste persone proviene dall’Afghanistan e della Tunisia, mentre è in aumento il dato sia relativo alla Siria che alla Turchia, gran parte dei quali - in relazione a queste due nazionalità - con destinazione Germania. Una volta in territorio ticinese, c’è chi chiede l’asilo in Svizzera e chi invece viene rispedito in Italia in ossequio agli accordi in vigore tra i due Paesi, a fronte ad esempio della mancanza di documenti validi.

Il pensiero corre all’agosto di sei anni, quando nei giardini antistanti la stazione di Como San Giovanni anche cinquecento migranti contemporaneamente attendevano pazientemente di poter entrare in Svizzera

L’impressione è che questa ondata migratoria stia interessando soprattutto la Svizzera, con annesso allarme delle autorità federali lanciato già nell’ultima decade d’ottobre, quando la consigliera federale Karin Keller-Sutter si era detta “preoccupata” per la tenuta dei centri federali d’accoglienza, a fronte anche di una ripresa del conflitto ucraino, con circa 60 mila cittadini ucraini muniti di permesso “S” già ospiti delle strutture federali. A questa pressione si è aggiunta poi, con il passare delle settimane, anche quella proveniente da sud ed in particolare dal confine italiano. E il pensiero corre all’agosto di sei anni, quando nei giardini antistanti la stazione di Como San Giovanni anche cinquecento migranti contemporaneamente attendevano pazientemente di poter entrare in Svizzera in treno, gran parte dei quali in viaggio verso la Germania e il nord Europa.

La situazione era rimasta tesa per parecchie settimane, con le autorità coinvolte - dalla prefettura al Comune - impegnate a far fronte a questa situazione che aveva col passare del tempo assunto i connotati della “grave emergenza”. E con l’inverno dietro l’angolo anche Como potrebbe trasformarsi nella via “più veloce” per cercare di attraversare la vicina Confederazione.

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