Roberto ci ha lasciato: è stato per anni cronista del nostro giornale

Il lutto Un ultimo saluto a un collega e professionista de La Provincia, per sempre giornalista

Nelle redazioni, purtroppo, alla morte ci si abitua presto. Un po’ come i medici. Ti capita di dover affrontare e raccontare disgrazie immani. Alla fine acquisisci un sano distacco, per scrivere scevro da influenze e per salvaguardare il tuo equilibrio.

Ci sono però morti differenti, troppo vicine. Come quella di un collega. Così l’addio a questa terra finisce per coinvolgerti. E in questo caso è giusto. La notizia della morte, a 56 anni, di Roberto Colombo, per molti anni prima collaboratore della cronaca cittadina poi in forza alle cronache del territorio, oltre al dolore, non riesci a incastonarla fra gli eventi inevitabili nell’esistenza collettiva di un giornale. Non puoi, perché Roberto è stato un cronista di razza. Pur dedicandosi ora ad altro, le stimmate del giornalista le portava ben impresse.

Le qualità, la curiosità, la voglia di scoprire e scrivere con una bella prosa (altra sua dote, oggi rara) le mise in mostra fin da subito. Quando approdò alle cronache del territorio, nel 1996 e con la direzione di Sandro Sallusti, fu al centro di un’iniziativa che si proponeva, ogni giorno, di raccontare l’estate sul Lario. Roberto si gettò a capofitto nell’avventura: partiva al mattino e si immergeva tra i borghi del lago, saliva sui monti, parlava, raccoglieva storie antiche o nuove e rientrava, instancabile ed entusiasta, a metà pomeriggio. Una manciata di ore e, voilà, un paio di pagine si materializzavano. Belle, intelligenti, ben scritte, piene di notizie e storie, perfette per una testata locale. E apprezzate. Il giorno successivo ricominciava.

Indimenticabile come “coprì” la notizia dell’uccisione a Miami di Gianni Versace il 15 luglio 1997. Dalla mattina alla notte presidiò Villa Fontanelle riuscendo a raccontare una vicenda mondiale nei suoi aspetti più nascosti e riservati. I concorrenti lì erano il New York Times, la Cnn, eppure La Provincia ogni giorno riusciva ad avere quel particolare in più, l’ultimo sviluppo. Con precisione e puntigliosità, doti che negli anni successivi applicò con qualità quando toccò a lui impostare le pagine delle cronache.

Ciao Roberto, giornalista per sempre.

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