Rossa o arancione,
il balletto delle zone
«Lasciateci lavorare»

Como: Confcommercio: «Serve più continuitàIn queste condizioni come si programma un’attività?». Cassina: «Un “corridoio” per lo shopping degli svizzeri»

Rossa o arancione? Nei weekend, a fasi alterne, o su base territoriale? La programmazione delle nuove regole, chiusa la parentesi delle feste, rischia di incrementare il clima di incertezza che già mina l’economia e di scontentare comunque gli operatori che chiedono norme certe per poter lavorare.

L’ipotesi dei fine settimana rossi ieri con il passare delle ore si è sbiadita fino a diventare arancione, ma fino a che non sarà firmato un nuovo decreto tutto può cambiare. E se per i negozi la nuova ipotesi consentirebbe di tirare un respiro di sollievo, i pubblici esercizi sarebbero comunque condannati alla chiusura.

C’è chi chiede continuità nei provvedimenti per dar modo di programmare l’attività, chi invoca misure “creative” per salvare almeno in parte l’enorme bacino di clientela della vicina Svizzera, chi sollecita regole più flessibili per la ristorazione.

«Reagiremo»

«C’è una grande discussione a livello nazionale - dice Giovanni Ciceri, presidente di Confcommercio - Se avessero confermato l’intenzione di mettere in zona rossa tutti i weekend o comunque di non allentare le misure ci sarebbe stata una presa di posizione molto forte. È impossibile lavorare così, non si può rimettere in moto un’attività e chiuderla di nuovo il giorno dopo, soprattutto per i ristoranti. Un altro giro di vite ci metterebbe in una situazione davvero difficile».

La mancanza di continuità, dice Ciceri, rende impossibile anche una minima ripresa: «Dal 23 dicembre si va avanti così, un giorno sì-un giorno no, come si fa a gestire personale e forniture? Noi chiediamo al governo estrema chiarezza e provvedimenti di più ampio respiro. Chiediamo di sapere quando finirà questa fase di incertezza: a quel punto ragioniamo e facciamo i sacrifici che sono da fare. Ma questa mancanza di prospettive è insostenibile».

Abbigliamento e accessori sono fra i settori più in sofferenza: «I weekend rossi sarebbero stati catastrofici per noi - dice Marco Cassina, vicepresidente di Federmoda Como - Il sabato ha ancora un peso importante. Dopo di che mi rendo conto che lo scenario è lo stesso dappertutto in Europa, catastrofico, e allora dico se così deve essere riconosciamo almeno il danno. Ci sono settori toccati più o meno dalla crisi, anche se tutti si sentono penalizzati a modo loro, ma l’abbigliamento è in ginocchio, da otto mesi siamo fermi a parte una piccola pausa estiva. Eppure la gente ha una percezione molto relativa della nostra crisi. Pochi si rendono conto che noi trattiamo prodotti deperibili, l’articolo non venduto nella sua stagione si deprezza ben oltre il suo costo, è davvero come un cibo da buttare».

Senza svizzeri

Como ha pagato in particolare anche la mancanza degli svizzeri: «Capisco le difficoltà a gestire la cosa in modo bilaterale, ma forse si potrebbe pensare a dei corridoi commerciali che consentano uno shopping infrasettimanale. Insomma, delle soluzioni un po’ creative. Mi rendo conto che non possiamo rischiare una terza o una quarta ondata, ma la tolleranza degli operatori economici è davvero al limite».

Invita a fidarsi delle scelte di chi analizza i flussi epidemiologici Giancarlo Grisetti, segretario della Fimmg, federazione dei medici di base: «Le scelte immagino siano dettate dall’analisi degli spostamenti nei weekend. Capisco la difficoltà di chi ha questa responsabilità di prendere decisioni che tengano conto delle indicazioni di tecnici ma anche delle legittime richieste delle categorie».

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