Sant’Anna, 400 interventi al cervello
E sotto i ferri il paziente resta sveglio

Tecnologie e tecniche all’avanguardia per combattere i tumori cerebrali - Il primario: «Quelli infiltranti ad alto grado rappresentano il 70%. Ma combatterli si può»

Tumori cerebrali: al Sant’Anna moderne tecniche chirurgiche consentono di operare i pazienti da svegli e di rendere fluorescenti le masse tumorali da asportare. Negli ultimi dieci anni i medici dell’ospedale comasco hanno condotto con buon esito 400 interventi per rimuovere tumori cerebrali con tecniche innovative.

Si tratta di operazioni che richiedono, ovviamente, tecnologie all’avanguardia e strumentazioni molto costose. La fluorescenza guidata, in particolare, consiste nella somministrazione al paziente di una soluzione, di un acido che colora in maniera selettiva le cellule tumorali, così consentendo al neurochirurgo, attraverso un microscopio robotico, di asportare soltanto le masse rosse piuttosto che quelle gialle. Questa tecnica aiuta la chirurgia a raggiungere un’asportazione completa nel 64% dei casi contro il canonico 34%.

Ancora più impressionante la cosiddetta awake surgery: prima e dopo l’intervento il paziente riposa, ma in sala operatoria resta sveglio. Non solo: è cosciente e colloquia con i medici sottoponendosi a test utili a capire se il bisturi stia toccando aree sensibili da non asportare per non creare danno. «I tumori infiltranti ad alto grado - ha spiegato ieri Silvio Bellocchi, il primario di neurochirurgia dell’Asst Lariana - rappresentano il 70% delle neoplasie cerebrali maligne primitive del cervello. Colpiscono 5 persone su 100mila e nel caso del glioblastoma, il più frequente, 3 persone su 100mila. Quelli a basso grado sono circa il 15%».

Il Sant’Anna ha voluto presentare ieri le più avanzate tecniche per combattere il tumore cerebrale con i responsabili di tutti i reparti chiamati insieme a concorrere: oncologia, neurologia, anestesia e rianimazione, anatomia patologica, radioterapia e riabilitazione specialistica. Il messaggio è che l’ospedale di Como può contare su tutti i saperi necessari a sconfiggere un male purtroppo frequente e pericoloso.

«Non c’è bisogno di rivolgersi ai grandi centri milanesi - ha più volte sottolineato Bellocchio insieme ai suoi colleghi -. Il nostro ospedale è attrezzato per rispondere alle nuove sfide». Si lavora sui sintomi, sui risultati istologici, con la radioterapia e la chemioterapia e i nuovi farmaci a bersaglio, senza dimenticare la riabilitazione neuromotoria.

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