«Schiscetta libera a scuola»
Ma il Comune di Como dice no

Il ministero, tramite l’ufficio regionale, scrive a dirigenti e assessorati. «Aprite i refettori». Palazzo Cernezzi frena: «Per ora non cambieremo nulla»

La schiscetta? Si può portare da casa, e le scuole devono adeguarsi.

Così ha scritto l’ufficio scolastico regionale il 2 novembre, in un documento firmato dal suo dirigente Delia Campanelli, indirizzato a tutti i prèsidi, i provveditorati, alle rappresentanze sindacali e all’assessore regionale all’Istruzione Valentina Aprea.

Se una famiglia farà richiesta, e se ne assumerà la responsabilità, allora bisognerà aprire le porte dei refettori scolastici (o di altre aule attrezzate) ai panini e ai cestini portati da casa.

È una mezza rivoluzione, sia pure annunciata, che creerà non poche polemiche e non pochi grattacapi alle scuole e ai servizi di refezione comunali, in termini organizzativi ed economici. La scelta è motivata dall’esigenza di tutelare la libertà di scelta delle famiglie. Nella lettera si specifica che la decisione ha carattere provvisorio, che a tutti gli alunni dovrà essere garantita la sorveglianza e l’assistenza durante i pasti e che le scuole dovranno far fronte anche alla pulizia dei locali.

E quindi adesso via libera alla schiscetta? «Questa comunicazione è stata inviata all’attenzione delle scuole, degli uffici scolastici e dell’assessore regionale, non ai Comuni - commenta Massimo Patrignani, dirigente del settore istruzione del Comune di Como -. Quindi noi non muoveremo un dito finché questa scelta non verrà ufficializzata. Poi vedremo cosa sarà davvero possibile fare nel concreto».

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