Scontri del derby, l’inchiesta è un rebus
Difficile identificare i violenti nei video

Como-Varese Gli avvocati degli ultras contestano i provvedimenti Daspo: «Accuse generiche». Arduo attribuire responsabilità a singoli. In alcuni casi contestata la semplice presenza in strada

C’è il caso del giovane immortalato ad accendere un fumogeno e a lanciarlo, a cui il Daspo non lo leva nessun ricorso. Ma c’è anche quello dell’uomo a cui non viene contestato alcun atto violento diretto, ma che è stato «ripreso mentre, unitamente a un folto gruppo di persone, cammina al centro delle corsie riservate al traffico» all’angolo tra viale Rosselli e viale Cavallotti «aderendo al corteo improvvisato e non autorizzato» a cui hanno partecipato «numerose persone travisate e munite di aste e tubi che accendevano fumogeni», e tanto è bastato per cacciarlo dagli stadi per cinque anni.

Si preannuncia una serie di ricorsi contro i provvedimenti di allontanamento dagli stadi notificati dalla Questura nei giorni scorsi e, soprattutto, un’inchiesta penale in salita per cercare di dare un nome e un cognome agli imputati da portare in aula per gli scontri del derby Como-Varese, quando una fetta della città è stata presa in ostaggio da un manipolo di violenti.

«Molti dei 25 provvedimenti notificati dalla Questura contengono accuse generiche» puntano il dito due degli avvocati già nominati dagli ultras destinatari dei Daspo.

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