Scuola in presenza?
«A Como sarà difficile»

I presidi delle superiori comasche scettici sulla possibilità di far rientrare i ragazzi al 100%

L’obiettivo, come sottolineato anche ieri dal ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi, è riportare tutti in classe a settembre. Un obiettivo condiviso da tutti i presidi che, però, sembrano scettici se le regole d’ingaggio non cambiano. E se non si interviene, innanzitutto, sui trasporti.

«Noi lo speriamo di poter tornare al 100%, anche perché non abbiamo problemi di spazi nelle aule - sottolinea Gaetana Filosa, preside della Da Vinci Ripamonti - per farlo però è necessario lavorare sui trasporti: quello è un problema molto sentito dalla nostra utenza. Credo che il tavolo prefettizio stia lavorando su quest’aspetto: è un nodo cruciale».

Anche secondo il preside del Giovio, Nicola D’Antonio, la chance di poter scongiurare la didattica a distanza passa dai trasporti: «Quella rimane la questione principale da affrontare. Se prendo come esempio il nostro istituto, da aprile a giugno abbiamo avuto in aula il 75% degli alunni, organizzati su due turni d’ingresso e d’uscita, e non potevamo fare di più. Ovviamente, siamo in grado di riproporre lo stesso schema anche a settembre». Per completare l’opera e avere a scuola anche il 25% mancante, servirebbe avere una percentuale di vaccinati alta. «Magari la doppia somministrazione potrebbe consentire alle persone di salire sui mezzi, a prescindere dalla percentuale di capienza decisa».

Anche per il preside del Volta il tema dei trasporti è cruciale, alla luce della contrarietà delle famiglie ai doppi turni: «Noi ci stiamo organizzando per portare in aula il 100% degli alunni. Molto dipenderà dal numero di ragazzi vaccinati: non ne ho la certezza, ma stando alle mail ricevute e alle informazioni avute, circa l’80% degli studenti del Volta si vaccinano o stanno per farlo. Sarebbe molto importante, perché potrebbe consentire d’avere una deroga sul distanziamento in classe».

Il distanziamento

Vincenzo Iaia, preside del Teresa Ciceri, lo dice chiaramente: «Dev’essere cambiata la regola sul distanziamento, altrimenti non riusciamo a utilizzare tutte le classi». Come dire: la Dad? Rischia di essere inevitabile anche quest’anno con le regole attuali.

«Noi – rimarca Nicola D’Antonio – abbiamo già predisposto le aule come lo scorso anno. Non abbiamo avuto un grande aumento di studenti per classe. Stiamo aspettando indicazioni sull’uso dei laboratori e delle palestre».

Sul distanziamento, il Comitato tecnico scientifico, in una nota inviata alle scuole, ha indicato che deve essere mantenuto «laddove possibile». E se non ci sono le «condizioni strutturali logistiche», non si tornerà alle lezioni online, ma «piuttosto esigerà l’adozione delle altre misure ormai ben note di prevenzione del contagio, ivi incluso l’obbligo di indossare mascherine chirurgiche nei locali chiusi».

Un ultimo argomento riguarda il tracciamento: la speranza è che a settembre non si riproponga il problema, ma qualora il numero dei casi fossero alti e ci fosse la necessità di monitorare i contagi nelle scuole, è fondamentale che il sistema non salti. Lo scorso anno, dopo i primi giorni di scuola, l’Ats Insubria aveva avuto diverse difficoltà a fornire alle scuole le indicazioni in maniera tempestiva.

Per il momento, il Cts ha inviato alcune indicazioni agli istituti: distanziamento, pulizia degli ambienti, lavaggio delle mani, ingressi e uscite da scuola ordinati, niente ingresso per il personale scolastico e gli studenti con sintomi febbrili o in quarantena.

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