Scuola, ora è davvero tutto chiuso
Online anche i corsi professionali

Coronavirus, i sindacati chiedono che stiano a casa, oltre ai professori, anche i collaboratori - Si consolida la didattica onilne, anche i ragazzi dell’Enaip sono “al lavoro” a pieno regime

«Garantire la salute di tutti, garantendo il diritto all’istruzione. Non serve presenza fisica a scuola per farlo».

È il messaggio dei sindacati, arrivato dopo l’ultimo decreto: lavoro a distanza per il personale e chiudere gli istituti, fatto salvo per le attività cosiddette “indifferibili”. Altrimenti, anche sul nostro territorio, le categorie della scuola di Cgil, Cisl e Uil sono pronti alle diffide e alle segnalazioni al Prefetto.

Anche se, da un primo riscontro la situazione a Como e provincia non sembra essere preoccupante. «Abbiamo inviato un comunicato agli istituti – spiega Gerardo Salvo, segretario provinciale Uil Scuola - accompagnato da una lettera in cui diciamo che, se non si procede alla chiusura, siamo pronti a considerare le vie legali. In questo periodo, non tutti si erano adeguati. Oggi, la situazione è migliore, accanto a chi ha chiuso c’è chi ha comunque ridotto al lumicino l’attività, stabilendo un giorno la settimana in cui aprire per svolgere le mansioni non procrastinabili, per esempio il rinnovo del contratto dei docenti in scadenza».

Quindi, gli insegnanti devono adoprarsi con la didattica a distanza e gli amministrativi con il “lavoro agile” da casa. Anche per i collaboratori scolastici la presenza dev’essere ridotta all’osso, per esempio nel giorno in cui la scuola sia aperta per scadenze non procrastinabili e non eseguibili da remoto.

«Stiamo monitorando – aggiunge Rosaria Maietta, segretaria Flc Cgil Como - dopo il momento iniziale, e dopo aver dialogato con alcuni dirigenti per trovare la soluzione migliore, al momento non risultano criticità particolari. È scoraggiante, in generale, l’atteggiamento del ministero che, con le scuole chiuse, non ha fatto slittare alcune scadenze, per esempio la mobilità del personale della scuola, procedura complicata da effettuare da remoto».

Su quest’ultimo punto, insiste anche il segretario della Cisl scuola dei Laghi Albino Gentile: «Per la chiusura degli istituti, sul territorio c’è stata attenzione alle nostre richieste – anticipa – circa le domande di mobilità, è necessario fare particolare attenzione ai passaggi, altrimenti con un errore si rischia il respingimento della domanda. Con la chiusura totale delle nostre sedi, è impossibile dare un supporto, se non a distanza. Ed è molto difficoltoso».

Intanto, la Lombardia ha prorogato lo stop delle scuole fino al 15 aprile. Sono in pochi, però, a credere che lunedì 16 si tornerà in classe. Così, si struttura sempre più la didattica a distanza, valutazioni comprese, differenziando gli ordini e i gradi.

Le piattaforme più utilizzate sono WeSchool, Gsuite e Axios. Nomi con cui, da quasi un mese a questa parte, migliaia di studenti lariani si confrontano tutti i giorni. La didattica a distanza non è nata a fine febbraio con il coronavirus, ma certamente ha subito un’accelerazione, diventano oggi uno strumento indispensabile.

Gli istituti, in generale, hanno organizzato la giornata in lezioni e in alcuni casi si prendono le presenze (anche se eventuali “non connessioni” non saranno conteggiate a fini del monte ore annuale obbligatorio).

Per la formazione professionale, le delibere di Regione Lombardia hanno autorizzato la formazione a distanza. Così, anche l’Enaip di Como, iniziando gradualmente dalle prime, questa settimana lavora a pieno regime.

«Tutte le classi sono impegnate per tre o quattro ore il giorno – spiega la direttrice Isa Botta - non solo teoria, ma anche pratica: la pizza, un dolce, un primo piatto con un occhio particolare a “zero sprechi”. Così alla fine della lezione tutta la famiglia potrà degustare quanto è stato realizzato ed esprimere il proprio giudizio».

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