Scuole mezze vuote, per il Comune sono 12 e sei quelle strapiene

I dati ll documento che giustifica le chiusure dei plessi basato su un decreto del ’75 con le regole sulla capienza. L’anno scorso Corridoni occupata al 57% e via Perti al 64

Con il 30% dei posti disponibili occupati, le scuole con il grado di occupazione più basso in città, in riferimento all’anno scolastico 2024-2025, sono la primaria di via Brogeda e la primaria di via Isonzo.

Ma sono almeno altre sei (la primaria di via Interlegno al 34%, quella di via Fiume al 39%, le medie di via Interlegno al 39%, quelle di via Friuli al 38%, quelle di via Magenta al 36% e quelle di via Picchi al 33%) le scuole che non raggiungono il 40% del grado di occupazione. Al contrario, ce ne sono sei che superano il 100% dell’occupazione: gli asili di via Passeri (120%), via Zezio (117%), via Palma (123%) e via Terraneo (120%), la primaria di via Spallanzani (110%) e le medie di via Brambilla (132%).

Nuove norme dopo il 1975

Sono valori calcolati dal Comune sulla base delle indicazioni del decreto ministeriale del 18 dicembre 1975. Il decreto indicato nei documenti che Palazzo Cernezzi ha allegato alla delibera per il piano di organizzazione del sistema scolastico approvato settimana scorsa in consiglio è quello a cui devono fare riferimento tutti i Comuni e che indica i parametri per i metri quadri da destinare a ogni studente e da cui si calcola poi la dimensione delle aule e la loro potenziale capienza massima. Non è però l’unico criterio da tenere in considerazione. Per esempio, il numero di studenti che possono occupare una singola classe dipende dalla composizione della classe stessa (nelle classi con alunni con disabilità, per un regolamento del 2009, il numero massimo di studenti è venti).

A questi aspetti si devono aggiungere anche norme, regolamenti e linee guida regionali successivi al 1975 (l’ultimo è una direttiva ministeriale del 2012 che introduce la categoria dei Bes, ovvero i bisogni educativi speciali) e che prevedono accessibilità fisica, presenza di strumenti didattici e tecnologici, presenza di personale formato e di progettazione individuale con diverse modalità d’uso di spazi, tempi e metodi, oltre che di laboratori specializzati.

Insomma, se è vero che il decreto ministeriale citato dal Comune come base per calcolare la capienza e il grado di occupazione delle scuole cittadine è il corretto riferimento normativo, solitamente non è l’unico. Il Comune ha scelto però di fare proprio di questo rapporto tra la capienza massima e il grado di occupazione la principale giustificazione per la chiusura della scuola primaria di via Brogeda (occupata al 30% fino all’anno scorso). Nei documenti si citano anche altri elementi: la possibilità di spostare gli studenti in scuole dello stesso istituto comprensivo e a una distanza ritenuta ragionevole (fino a 3,8 km).

Le ragioni: non solo numeri

Per la chiusura della primaria di via Sinigaglia (occupata al 57% fino all’anno scorso) invece il Comune cita «i perduranti effetti dell’inverno demografico, che si manifestano nel diffuso sottoutilizzo delle strutture scolastiche», ma anche la chiusura della primaria di via Brogeda e la necessità di «definire in modo omogeneo la distribuzione delle strutture evitando di chiudere ulteriormente ed esclusivamente sul territorio della periferia». Elementi che dovrebbero compensare il fatto che, come grado di occupazione, la scuola Corridoni non sia tra quelle in condizioni più critiche.

In entrambi i casi, il consiglio comunale ha impegnato la giunta a «valutare di trasformare le due scuole in autosili». Uno dei quali, a questo punto, sarà nelle immediate vicinanze del nuovo stadio Sinigaglia.

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