Senzatetto, situazione «inaccettabile» per Como senza frontiere. Chiesto un incontro al Comune

Como I numeri del fenomeno non sono chiari, ma stando a quanto riferito dalla rete di assistenza alla grave marginalità le persone che vivono per strada in città sono sempre di più. Intanto il dormitorio è stato chiuso

Una situazione «inaccettabile», per la rete di Como senza frontiere, quella in cui si trovano a vivere oggi le persone senza fissa dimora a Como. Il riferimento è chiaramente alla chiusura del dormitorio invernale di via Borgovico, alla fine del mese scorso.

I numeri del fenomeno

A seguito di alcuni sopralluoghi nelle aree maggiormente frequentate dalle persone senza fissa dimora, la rete denuncia una situazione in rapido peggioramento: aumentano i numeri di chi vive e dorme per strada. Più di venti persone sotto il portico dell’ex oratorio di San Rocco,otto sotto i portici della chiesa del Crocefisso, dove l’accumulo diurno di coperte e cartoni dietro i basamenti delle grandi statue dei santi ai lati della porta principale (quasi sempre chiusa) cresce progressivamente, tre persone all’ex chiesa di San Francesco, tre in piazza Matteotti. Sono questi i numeri di un fenomeno quanto mai difficile da quantificare, se non scendendo direttamente sulle strade e analizzandolo con i propri occhi, perché la vita dell persone più povere e gravemente emarginate sfugge alle tradizionali forme di registrazione dei cittadini.

Questi quelli che si vedono frequentando i principali luoghi che fungono da punti di riferimento per le persone senza fissa dimora, ma naturalmente molti altri sfuggono alla vista e, come sottolinea Como senza frontiere, trovano rifugio in luoghi più isolati della città come la parrocchia di Rebbio. «Lo sanno bene - si legge nella denuncia della rete di Como senza frontiere - le istituzioni che sono preposte per legge alla tutela dei Diritti fondamentali, e che sono solite consegnare pressoché quotidianamente in via Lissi le persone di cui non possono (o non vogliono?) farsi carico».

L’accusa all’amministrazione comunale da parte di Como senza frontiere è accompagnata dalla richiesta di procedere alla progettazione di un dormitorio permanente unitamente alla realizzazione di spazi per centri diurni e di socialità. «La città di Como è ben fornita di edifici facilmente destinabili all’accoglienza (dalle residenze di via Volta, ai centri di Prestino e di Tavernola, agli innumerevoli appartamenti sfitti, pubblici e privati)».

Il ricordo di don Roberto Malgesini

Non manca poi la menzione dell’Abbondino d’oro, massima onoranza civica, conferito alla memoria di don Roberto Malgesini, il prete diventato ormai un esempio per tutti coloro che si occupano di assistenza alle forme di grave emarginazione e che è morto proprio stando a fianco delle persone più fragili, in questa città. «La città di Como non sa cogliere l’insegnamento che viene da don Roberto - recita la denuncia di Como senza frontiere - così come non sa riconoscere la drammatica contraddizione che si alza tra l’onorarne la memoria e il non fare nulla per rimuovere le scandalose condizioni in cui spinge le persone più fragili».

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Richiesto un incontro con le istituzioni

«Per questo siamo disponibili ad avviare un processo di incontro e sensibilizzazione con le Istituzioni (Prefettura, Provincia e Comune), - è la conclusione del documento - con le parti sociali e politiche, con le associazioni e le organizzazioni di volontariato in modo da affrontare nei modi più adeguati e nei tempi più rapidi i problemi delle persone senza dimora».

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