Skinheads assolti, l’avvocato: «Giusto, non c’è stata alcuna violenza». Ma i presenti insistono: «Azione squadrista»

Dopo la sentenza L’assoluzione? «I ragazzi non assunsero comportamenti antigiuridici»

«Non è stato posto in essere alcun comportamento antigiuridico, non c’è stata alcuna violenza fisica, verbale o psicologica. I 13 ragazzi sono entrati, hanno letto il testo e sono usciti. Il gruppo di volontari circondati? Se fosse stata una stanza grande avrei potuto seguire questo ragionamento, ma la saletta era piccolissima, per starci tutti dovevano per forza disporsi tutto attorno».

A parlare è l’avvocato Antonio Radaelli, che con i colleghi Giovanni Adami e Paolo Botticini ha difeso i 13 skinheads che il 28 novembre 2017 fecero irruzione nel corso di una riunione di “Como Senza Frontiere”. L’Appello, dopo le condanne in primo grado, ha completamente ribaltato la sentenza assolvendoli dall’accusa di violenza privata «perché il fatto non sussiste». Sentenza che ha fatto discutere anche per il fatto che, pur non conoscendo ancora le motivazioni dei giudici, negli occhi erano rimaste le immagini del gruppo di skinheads che aveva costretto i presenti ad ascoltare la lettura del comunicato. «Siamo contenti di questa decisione – conclude l’avvocato Radaelli – Avevamo anche depositato una consulenza dove dal linguaggio del corpo delle persone presenti emergeva come nessuno avesse avuto paura o temuto per la propria incolumità».

Di umore opposto sono le reazioni che giungono da Arci Como. «Noi quella sera eravamo con Como senza Frontiere in quella riunione che si teneva in uno spazio comunale – si legge nel comunicato diffuso ieri da Gianpaolo Rosso, presidente Arci Como, Massimo Cortesi (Lombardia) e Walter Massa (nazionale) – Abbiamo condiviso l’ansia di tutti i presenti. Non era possibile valutare fino a che punto si sarebbe espressa la violenza degli aggressori. L’Arci quella sera documentò l’irruzione con un video, dimostrando quanto brutale fosse stata. Accogliemmo con soddisfazione il riconoscimento ad essere parte civile nel processo. E ancora con tutto l’antifascismo lariano seguimmo le diverse fasi del primo grado. Dovere prendere atto oggi della sentenza che assolve i responsabili dell’azione squadrista perché “il fatto non sussiste” ci sembra non solo surreale e ingiusto, ma anche foriero di ulteriori violenze squadriste».

«I fatti sono a tutti gli effetti una violenza politica e psicologica che non può essere tollerata – ha fatto sapere ieri la Cgil di Como – Pensiamo che la sentenza rischi di incentivare atteggiamenti aggressivi e intimidatori».

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