Sostegno a Lucini in bilico
Pd, dimissioni o sfiducia

Il partito valuta tutte le possibili vie d’uscita per evitare l’agonia

Si aspetterà l’incontro a Roma tra dieci giorni sulle paratie, poi le decisioni

Incontri che si susseguono, telefoni roventi, scambi di opinione veloci. E ancora altre telefonate vorticose e mail. Il Partito Democratico da mercoledì è piombato in un incubo. Due i problemi sul tavolo, entrambi complicatissimi da risolvere. Il primo riguarda il destino dell’amministrazione guidata dal sindaco Mario Lucini, non iscritto al partito, ma che senza l’appoggio dei democratici dovrebbe dimettersi immediatamente. Andare avanti fino a fine mandato, come chiede l’ala più vicina al primo cittadino, capitanata dal consigliere regionale Luca Gaffuri? Oppure - come propende l’altra metà - evitare un anno di agonia e staccare la spina a un’amministrazione che non ha più le forze per proseguire?

Ad ogni modo i vertici dei democratici stanno valutando tutte le possibilità di una conclusione anticipata dell’esperienza amministrativa «per evitare la lenta agonia», come ha riferito un dirigente a microfoni spenti. Oltre al passo indietro del primo cittadino, soluzione auspicata per evitare il collasso del partito, c’è sul tavolo quella di una mozione di sfiducia, che l’opposizione sta già predisponendo.

Arrivare alla conta in aula è, in ogni caso, la soluzione che i vertici dei partiti, Pd in testa, sperano di evitare. La decisione verrà presa, da quanto trapela, dopo il 16, quando a Roma si terrà il super vertice sulle paratie. Ma se dalla capitale non dovesse arrivare alcuna buona notizia per il cantiere, Lucini a quel punto potrebbe davvero avere i giorni contati sulla poltrona più alta di Palazzo Cernezzi.

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