Stadi da sogno, due modelli per il futuro del vecchio Sinigaglia

Il progetto La società ha affidato gli studi di fattibilità a tre colossi mondiali della progettazione sportiva. È loro la firma su alcuni tra i più nuovi e moderni impianti

Sono tre le società cui la proprietà del Calcio Como si è rivolta per avviare gli studi di fattibilità dell nuovo Sinigaglia, tre colossi internazionali attivi tra Europa (Inghilterra in particolare) e Stati Uniti. Si chiamano Elevate, Legends e Img Stadia, e rappresentano davvero il gotha internazionale in fatto di progettazione per lo sport e per l’intrattenimento.

I loro lavori più recenti sono quelli per il restauro dell’Ajax Arena di Amsterdam, ribattezzata Cruijjf Arena, per la costruzione del nuovo stadio del Tottenham (inaugurato nel 2019) e per la costruzione del nuovo stadio dell’Everton, in via di realizzazione a Bramley-Moore Dock, nel nord di Liverpool (uno stadio in riva, “pied dans l’eau”, come continuerà a essere anche il Sinigaglia). Legends (di cui s’era parlato anche un paio d’anni fa in relazione a un presunto interessamento per l’Arena Garibaldi, la “casa” del Pisa) ha contribuito anche alla ristrutturazione del Bernabeu e alla raccolta fondi per il restyling del Camp Nou di Barcellona.

Ora: è chiaro che citare (e mostrare) progetti di questa portata potrebbe rivelarsi fuorviante, in parte perché sul Sinigaglia pende un vincolo architettonico (la vera, grande incognita) e in parte perché difficilmente la proprietà indonesiana del Calcio Como 1907 ambirebbe a edificare sul lago colossi di queste proporzioni, progettati e studiati per tutt’altre realtà, non solo sportive (il manager Mirwan Suwarso si è limitato a riferire l’intenzione di avere uno stadio con una capienza superiore a 15mila spettatori): vederli, però, conferma la direzione, che è in fondo una soltanto. Il nuovo Sinigaglia sarà, se sarà, uno stadio pienamente rispondente a canoni che ormai vanno per la maggiore in tutta Europa: dovrà essere un impianto multifunzione in grado di ospitare non solo negozi e attività commerciali, oggi imprescindibili, ma anche un albergo, e dovrà essere utilizzato tutto l’anno, per eventi non soltanto sportivi.

È il tratto comune di tutti questi stadi, e basti in questo senso dare un occhio al calendario degli eventi della Arena di Amsterdam, che ha un ricchissimo programma di concerti e che per questo è utilizzato per l’intera stagione estiva, fino alla ripresa del campionato olandese.

Non solo: in tutti i casi di questi nuovi impianti, progettisti e società sportive perseguono l’unico modello di coabitazione davvero sostenibile; cercano cioè di realizzare strutture che si leghino al tessuto economico locale. Per dire: si calcola che a Liverpool il nuovo stadio dell’Everton, con i suoi 52mila spettatori (neanche uno sproposito), creerà a regime circa 15mila posti di lavoro producendo una spinta economica del valore stimato in circa 1,3 miliardi di sterline, e attirerà un milione e mezzo di nuovi visitatori in una città che è già tra le più visitate del Regno Unito.

Certo: i contesti sono diversissimi, basti pensare che si tratta di stadi di proprietà mentre da noi i proprietari restano i Comuni, con qualche eccezione (Juventus). La strada, però, sembrerebbe tracciata, senza possibilità di ritorno: o si fa lo stadio, e lo si fa con criteri simili a questi, oppure addio calcio a Como, quantomeno quello che conta.

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