La società di consulenza ingaggiata dal Comune stima che per il Sinigaglia bastino 40 anni di concessione

Lo studio E con un canone di un milione di euro all’anno: lo rivela l’analisi dei documenti presentati dal Como 1907 fatta da una società di consulenza per conto del Comune

Il Como 1907 ha chiesto una concessione lunga quasi un secolo per la ristrutturazione dello stadio Sinigaglia, ma per la società di consulenza ingaggiata dal Comune basterebbe meno della metà del tempo richiesto per rientrare dall’investimento.

Una durata di quarant’anni è sufficiente secondo Demosion, società di consulenza con sede a Milano che ha esaminato il piano economico finanziario presentato dalla società calcistica per la costruzione e gestione del nuovo stadio, per recuperare i soldi spesi nell’effettuare i lavori e avere anche un ritorno economico. Il valore attuale netto dell’intervento di ristrutturazione dell’impianto presentato nella fase iniziale della conferenza dei servizi preliminare (prima, dunque, delle osservazioni effettuate dalla Soprintendenza) è pari a 13 milioni e 667mila euro, circa, con un rendimento calcolato del 13,1%. Un progetto, dunque, molto redditizio, secondo la società di consulenza che stima che l’investimento iniziale possa essere recuperato dal Como 1907 in soli ventotto anni, tenendo conto del valore attualizzato del denaro.

Da dove, quindi, si arriva ai quarant’anni proposti come soluzione? Tenendo conto del tempo entro cui il Como 1907 rientrerebbe dall’investimento effettuato per portare a termine i lavori (ventotto anni), considerando la necessità di trarre profitto dall’operazione e mettendo sul tavolo anche la previsione di un contributo a favore del Comune.

Quest’ultimo punto è l’altro nodo fortemente problematico della documentazione sin qui presentata dal Como e su cui si dovrà contrattare nelle prossime settimane, tenendo conto anche delle modifiche architettoniche richieste dalla Soprintendenza e della controproposta progettuale presentata dal Como.

Demosion a proposito cita una delibera dell’Anac che risale al 2023, sull’affidamento alla Cremonese dello stadio di Cremona. In questa delibera Anac afferma che «il canone di concessione rappresenta un elemento capace di incidere significativamente sul rapporto tra concedente e concessionario, nella misura in cui costituisce l’elemento di valutazione della convenienza economica che l’operazione può avere per il concessionario». Un equilibrio insomma tra il beneficio del privato e la soddisfazione dell’interesse pubblico, elemento più volte sollevato nei dibattiti intorno allo stadio degli ultimi mesi. Il canone di concessione ideale che la società di consulenza rileva per il Sinigaglia è di un milione di euro all’anno, tenendo conto di una concessione al Como 1907 che duri quarant’anni.

Diverse le altre osservazioni sollevate sui documenti presentati dalla società, in particolare per quanto riguarda le tariffe della piscina, della palestra e del parcheggio del nuovo stadio che, nel piano economico finanziario presentato a maggio dal Como non erano indicate e che, trattandosi di servizi pubblici, dovranno essere gestiti separatamente dalle altre funzioni ricettive, turistiche o commerciali della struttura.

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