Telefono al volante, la polizia locale:
«Possibile una stretta sui controlli»

Il vicecomandante conferma: «Fenomeno diffuso anche in città, ma gli strumenti per contrastarlo ci sono» - Decine i verbali compilati nei primi dieci giorni di agosto

Como

«Due in due minuti», dice il vicecomandante della polizia locale di Como, il commissario Luciano Campagnoli, mentre al telefono, da viale Lecco, risponde alle domande de La Provincia. Come a dire: il fenomeno della guida con il telefonino o con lo smartphone all’orecchio, senza sistema vivavoce, è diffuso, diffusissimo, «una questione culturale, un genere di violazione assimilabile al mancato uso del casco negli anni immediatamente successivi all’introduzione dell’obbligatorietà».

In altre parole: prima o poi impareremo, ci abitueremo.

Intanto però lo smartphone resta una delle cause principali di distrazione al volante, se non la principale. Con conseguenze spesso mortali.

La maggior parte dei 113 verbali compilati dalla polizia locale nei dieci giorni compresi tra il 30 luglio e il 9 agosto riguardavano proprio l’uso improprio del telefono: «L’evidenza e la diffusione del fenomeno sono sotto gli occhi di tutti - dice il commissario -, né è da escludersi, a breve, l’organizzazione in città di una delle nostre campagne di controllo mirate. Gli strumenti normativi ci sono tutti». Il riferimento è ovviamente alle parole del ministro dei Trasporti Danilo Toninelli, che nei giorni scorsi aveva ripreso un’idea già prospettata dall’esecutivo precedente (in quel caso si trattava del viceministro Riccardo Nencini): quella cioè di procedere al ritiro immediato della patente, inasprendo così la sanzione attuale, “limitata” a 161 euro di multa e alla decurtazione di cinque punti patente: «Tuttavia - riflette ancora Campagnoli - non vorrei che un eccessivo inasprimento producesse l’effetto contrario a quello desiderato, cioè una certa “timidezza” da parte delle forze dell’ordine nell’applicazione della sanzione».

Non guasta, intanto, la solita occhiata oltre confine, dove le verifiche sono feroci, fin da Chiasso: la polizia cantonale in genere dispone doppi posti di controllo. Il primo segnala al secondo l’arrivo dell’automobilista distratto. Sanzioni? Da 100 euro al ritiro della patente, a seconda delle conseguenze innescate dalla distrazione al volante. Peraltro, forse non tutti sanno che - a conferma dell’attenzione posta al fenomeno - appena lo scorso giugno la procura della Repubblica di Pordenone, in Friuli, ha emanato una direttiva (la 4414 del 26 giugno), che attribuisce alle forze di polizia l’autorità di chiedere lo smartphone al guidatore in caso di incidenti gravi, gravissimi o mortali, laddove sussista il dubbio che l’incidente sia stato innescato da una distrazione legata all’uso del telefono.

In caso di mancata collaborazione da parte dell’automobilista, la direttiva consente alle forze di polizia di procedere al sequestro.

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