Tra i migranti vittime del mare
«Così li strappiamo alla morte»

Marco Gabaglio, giovane medico comasco, al lavoro a bordo della nave di Msf. «Il momento più difficile? A gennaio, la rianimazione di sei bambini in arresto cardiaco»

Sulla nave Aquarius per salvare i migranti in mare. Marco Gabaglio, comasco, specializzando in anestesia a Varese, è l’unico medico presente sulla nave di ricerca e soccorso dell’associazione Sos Méditerranée e Medici Senza Frontiere (Msf).

Partito a metà dicembre, terminerà la sua missione con Msf a fine mese, portando con sé i ricordi di un’esperienza intensa e difficile da dimenticare:

«Ho deciso di partire dopo anni come volontario sulle ambulanze - racconta -. Mi sono avvicinato al mondo dell’urgenza e poi all’aiuto umanitario con un viaggio in Senegal con l’associazione I bambini di Ornella. Cerco di aiutare chi ha meno accesso alle cure mediche rispetto ai pazienti in Italia».

Situazioni di forte stress e preoccupazione, come le operazioni di salvataggio di un barcone in difficoltà con un centinaio di persone a bordo, avvenuto lo scorso 27 gennaio: «È stato il soccorso più drammatico dall’inizio di operatività della nave - racconta Gabaglio -. Ci siamo trovati con un sacco di gente in acqua da molto tempo. Quando siamo arrivati erano già molti i dispersi. Abbiamo girato intorno al gommone, da un lato era completamente sgonfio e pieno d’acqua. C’era gente con l’acqua alla gola che stava affogando». I gommoni di salvataggio di Aquarius hanno portato sulla nave i superstiti. Tra di loro donne e bambini piccoli in arresto cardiaco che hanno richiesto l’intervento di tutto il team.

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