Traffico di rifiuti,
gli affari dei comaschi

Il meccanismo che ha portato migliaia di tonnellate di rifiuti dalla Campania all’impianto della Guzza. Le amicizie pericolose di Romanello. Il ruolo chiave della consulente di Vertemate: «Ventimila al mese e te lo faccio»

Dieci anni fa le carte dell’inchiesta Infinito definivano Angelo Romanello, allora poco più che ventenne, ma già in evidenza nel mondo dell’economia criminale, come «uomo di Strangio».

Nessun’altra condanna successiva lo ha poi mai associato alla ’ndrangheta. Eppure il sostituto procuratore Silvia Bonardi, della Dda di Milano, che ha coordinato l’inchiesta sul vorticoso giro di rifiuti che dalla Campania venivano fatti salire a Como (per poi essere smaltiti tal quali altrove, lucrando sulla falsa assegnazione dell’etichetta di materiali trattati), richiama quell'inchiesta, destinata a entrare nella storia del nostro Paese, per delineare proprio la figura di Romanello. Allora si trattava di Perego Strade: l’indagine svelò ai comaschi quanto profonde fossero le infiltrazioni malavitose nel tessuto economico della nostra provincia.

Impresa infiltrata

Le analogie sono evidenti. Lo schema si ripete e ancora una volta è un’azienda del nord ad essere contagiata e a precipitare nell’economia criminale: la Smr Ecologia Srl, capannone a Como in località La Guzza (ex Econord), sede legale a Busto Arsizio, amministratore unico Matteo Molinari. Di fatto, risponde agli ordini di Romanello, a cui Molinari si era rivolto per far crescere il proprio business. Romanello è l’uomo giusto, ha gli agganci a sud per approvvigionare la Smr di rifiuti da trattare. In Campania aveva già lavorato, durante l’emergenza del 2012. Con Molinari sa essere convincente: «Io ho tre impianti, 20 macchine te le posso prendere, scendi così lo vedi senza nessun problema. Se te ne servono 30, mettiamo 30 e vieni qui che dobbiamo fare un accordo, io e te».

Romanello ha anche un uomo di fiducia in Calabria: è Maurizio Bova, che non fa mistero di avere “le amicizie giuste”. Questa intercettazione svela senza ombra di dubbio quali siano le sue credenziali: «Quando vengo su non è che sono solo io, ci sono i cristiani di Platì e di San Luca. Ci sediamo a un tavolino, se avete ragione chiudiamo».

È così che la Smr ottiene commesse per trattare qualcosa come 68mila tonnellate di rifiuti della Campania, per lucrare sul processo di trattamento (che non sarebbe mai stato eseguito in realtà). Ma è autorizzata al massimo solo per quattromila. Il 14 marzo del 2018 la polizia locale chiude l’impianto alla Guzza, dopo avere trovato qualcosa come 12mila tonnellate di materiale imballato: scorie che avrebbero dovuto essere trattate e che invece restano tal quali. Sarebbero poi state eliminate rivolgendosi ai canali illegali, garantiti in Italia dal substrato di amicizie malavitose di Romanello: nelle cave Gizzera e Parisi, in Calabria; ma anche in siti come l’ex Snia di Varedo, a Gessate e a Cinisello Balsamo. È così che la Dda ipotizza un illecito guadagno di un milione e 800mila euro in meno di due anni.

Un gioco che non sarebbe stato possibile senza avere ottenuto le certificazioni che si trattava di rifiuti trattati da avviare allo smaltimento. Ed è una professionista comasca, Sara Costenaro, figlia dell’ex sindaco di Vertemate, esperta in materia ambientale, a fornire a Romanello le soluzioni “giuste”.

Nessuna remora

Lo fa ben sapendo dei suoi trascorsi giudiziari. Parlando di lui viene intercettata a dire: «È quello della Salcon, che è anche un mio cliente nel senso che gli sto facendo un’autorizzazione semplificata già a Como (...) Se leggi due o tre articoli di questo tizio sui suoi precedenti praticamente prende le ditte sull’orlo del fallimento e poi ci mette dentro un po’ di soldi di quelli da pulire». Remore? Macché: «C’è una soluzione, 20mila al mese e assistenza legale, allora te lo faccio. Il rischio deve valere la candela, perché se vado nei casini per colpa tua devo avere una rendita sufficiente a mantenere me e mio figlio quando sarò in galera per te».

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