«Un anno di grande dolore
Ma anche denso di bene»

La celebrazioneLe parole del vescovo durante il pontificale in Duomo - «Abbiamo vissuto un Natale diverso, non per questo meno autentico»

«Un anno difficile, ma che ci regala l’opportunità di trasformare una situazione di male in un’occasione di bene». L’anno del Covid è stato lo spunto da cui è partito il vescovo Oscar Cantoni l’altro pomeriggio in Duomo, per il solenne pontificale con il canto del Te Deum. Presenti, fra gli altri, le autorità cittadine e dei rappresentanti delle istituzioni, tra cui il nuovo prefetto Andrea Polichetti e il sindaco Mario Landriscina.

La celebrazione, trasmessa in diretta streaming sul canale YouTube del “Settimanale della Diocesi” con quasi 600 visualizzazioni, è iniziata con il ricordo di questo anno complicato, non solo a causa dell’emergenza sanitaria, che ha portato lutti, separazioni e l’acuirsi di alcune situazioni sociali difficili, ma anche per alcune vicende dolorose che hanno colpito la Diocesi di Como e l’intero territorio, come la scomparsa di due sacerdoti, don Renato Lanzetti, vicario generale della Diocesi e don Roberto Malgesini, ucciso il 15 settembre scorso in Piazza San Rocco.

Non solo difficoltà e sofferenza, nelle parole del vescovo, ma un invito a coltivare e a lasciarsi coinvolgere dalla cultura della cura e dell’amore, per avviare percorsi di pace.

«Dobbiamo essere capaci di riflettere sul tempo che abbiamo vissuto quest’anno - ha detto durante l’omelia monsignor Cantoni - sulla crisi che ci sta colpendo, sulle calamità che si sono succedute in questi mesi, sulle fatiche, sui lutti, sulle sofferenze che come popolo e come singoli abbiamo affrontato in questo periodo drammatico della nostra storia. Con uno sguardo di fede, ci viene offerta la possibilità di rileggere quest’anno senza tuttavia nasconderci le fatiche e la provvisorietà del tempo presente, riconoscendo in esso, insieme ad una crisi sanitaria, economica, sociale e religiosa, anche un’opportunità inedita, quella di trasformare una situazione di male in un’occasione di bene».

Il vescovo ha poi proseguito ribadendo con forza il fondamentale ruolo di ognuno in questo momento così confuso e singolare e sottolineando di nuovo l’importanza delle relazioni e del dialogo, del risveglio del senso di solidarietà all’interno della comunità.

«Vinciamo innanzitutto il sospetto, molto ricorrente, di interpretare la pandemia come un’azione punitiva da parte di Dio, ma certo dobbiamo imparare a riconoscere, dentro questa situazione così complessa e dolorosa, anche un salutare avvertimento rivolto a ciascuno di noi, personalmente e come comunità. Abbiamo vissuto un Natale molto diverso da quello degli anni precedenti, ma non meno autentico, forse il più difficile, dal momento che l’incertezza accompagna oggi la grande avventura dell’umanità».

«Certo, in questo periodo si sono intensificati gli episodi di violenza in famiglia e gesti sconsiderati nelle strade, indice di una mancanza di rispetto verso la collettività e verso sé stessi, ma il bene, anche se non appariscente, è più forte del male. Non possiamo dimenticare - ha proseguito il vescovo - gli innumerevoli gesti di solidarietà prodotti nel tempo del confinamento, non soltanto da parte degli operatori sanitari, ma anche da parte di tante altre persone comuni, solitamente dimenticate, che si sono prese cura degli altri, avendo cura di non seminare panico ma corresponsabilità».

«L’augurio è che queste pratiche solidali, dopo la conclusione di questa pandemia, possano durare - ha concluso monsignor Cantoni -, e che da questo possano derivare le giuste lezioni per tutti coloro che hanno responsabilità di governo».

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