Una smart city non è fantascienza
Gli esempi che Como può seguire

Luciana Maci alle Primavere di Como

È stata Luciana Maci , coordinatrice editoriale di EconomyUp per il Gruppo Digital360, a rompere il ghiaccio nella Sala Bianca del Ridotto del Teatro Sociale per il primo appuntamento di questa decima edizione del festival Le Primavere. In una manifestazione che, quest’anno, ha per tema la “(Meta)verso la città ideale” era fondamentale iniziare chiarendo dei punti che serviranno come punto di riferimento per tanti altri incontri, ovvero “Come funzionano le città intelligenti?”, perché si fa un gran parlare di “smart cities”, si fanno tanti esempi, ma è importante stabilire quali sono le caratteristiche e il tema è di grande interesse a giudicare dal folto afflusso di pubblico che ha subito premiato questa nuova formula de Le Primavere (che concentra due incontri al giorno fino alla fine di questa settimana per poi passare alla sala grande del Sociale per gli ultimi eventi).

Introdotta dal direttore de La Provincia Diego Minonzio e dalla curatrice della rassegna Daniela Taiocchi , Luciana Maci ha spiegato come «solo un italiano su due, secondo un’indagine recente, sa cosa si intende per Smart city. Pochi pensano che la propria città sia abbastanza smart, ma c’è ottimismo: tanti ritengono che entro dieci anni abiteranno in una smart city». Ma cosa è esattamente? «Qualche anno fa si pensava a una città ipertecnologica, quasi da film fantascienza. È una città dove vengono utilizzate e messe in pratica le nuove tecnologie, certo, ma è emersa la necessità di spazi verdi, minori emissioni e con una migliore qualità della vita». Inoltre, secondo l’Ue, significa trasporti urbani intelligenti, migliore gestione dell’acqua, dei rifiuti, dell’illuminazione, del riscaldamento. «Insomma, una città dove si vive meglio. Secondo iCity Rank sono smart Firenze, Milano, Bologna, Roma, Modena, Bergamo, Torino, Trento, Cagliari e Parma. Milano era sempre stata prima, è stata superata da Firenze durante la pandemia. Secondo un altro indice, incentrato sulla sostenibilità, al primo posto c’è Trento. Secondo il primo indice, Como è al 77° posto su 105 città». Ma va meglio secondo il secondo indice, quello della sostenibilità, dove Como è 29ma.

Ma a chi ci si può ispirare, qual è un modello di Smart city. «Per i rifiuti, c’è un esperimento in corso a Copenhagen, con dei sensori nei cestini. E poi c’è il termovalorizzatore CopenHill, a emissioni zero, che è anche una pista da sci». Molto importante lo sharing, la condivisione dei mezzi di trasporto. «Con la pandemia abbiamo smesso di spostarci e ci si chiede che ruolo possano avere gli uffici e ancora non abbiamo risposte certe. Però chi deve spostarsi, anche ora, magari prenderà il treno, poi metropolitana o bus o tram e arriverà a un luogo che potrebbe non collegarlo ancora al suo ufficio. Ecco che entra in gioco la micromobilità per coprire questo “ultimo miglio”. Questo percorso deve essere gestito in modo fluido, senza interruzioni. Devono esserci delle piattaforme preposte. Oppure a piedi e qui entra in gioco l’idea di semafori intelligenti, come a Vienna». Per i parcheggi l’esempio è Barcellona, con sensori che comunicano agli utenti, attraverso app e dispositivi mobili, dove sono i posti liberi. Impressionante la casa - alga di Amburgo, con una facciata composta da microalghe che producono calore ed energia. Tantissimi spunti, insomma, per traguardi che non sono irraggiungibili, nemmeno per Como.

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