Valduce, il direttore: «Abbassare la curva
O dovremo decidere chi intubare e chi no»

Il direttore sanitario dell’ospedale di via Dante ospite ieri a Rai1: «La nostra terapia intensiva è già raddoppiata, teniamo libero un posto in caso di urgenze estreme, donne partorienti, ma i restanti posti sono occupati»

«A breve dovremo decidere chi intubare e chi no». Il direttore sanitario del Valduce Claudio Zanon ieri pomeriggio su RaiUno ha descritto la situazione dell’ospedale vicina a un punto drammatico. «Non siamo ancora al punto di non poter curare i malati più gravi – ha detto – ma tra due o tre giorni se il trend prosegue saremo costretti a selezionare i pazienti da intubare a causa della saturazione dei letti. La nostra terapia intensiva è già raddoppiata, teniamo libero un posto in caso di urgenze estreme, donne partorienti, ma i restanti posti sono occupati. Dovremo fare delle scelte».

Zanon ha spiegato che ieri pomeriggio 19 pazienti positivi aspettavano di poter essere ricoverati dal Valduce in pronto soccorso dove erano appena arrivate altre tre ambulanze. Il Valduce ha avvertito nei giorni scorsi le autorità sanitarie che è al completo e non è in grado di gestire l’arrivo di nuove ambulanze. «I limiti della nostra sostenibilità riguardano i posti letto, ma anche la necessità di assistere i pazienti. Purtroppo abbiamo una settantina di operatori costretti a casa, positivi o in quarantena. E nonostante il tentativo di assumere infermieri soffriamo una grave carenza. Inoltre stiamo ritornando come a marzo quando faticavamo a curare anche tutte le altre patologie pur importanti. A differenza della prima ondata la seconda appare più progressiva, l’aumento costante dei numeri porta a un sovraffollamento dei presidi ospedalieri». L’inverno è lungo. Il direttore sanitario del Valduce non si esprime sul lockdown, convinto che qualsiasi misura tesa a limitare il contagio sia utile. Sottolinea invece come il personale medico e infermieristico sia stanco, sotto stress, a rischio “burnout”.

Dalle nostre colonne inoltre Zanon lancia un appello. «Occorre predisporre delle strutture, alberghi o palazzi con camere per liberare gli ospedali dai casi meno gravi. Questi luoghi per la quarantena possono essere seguiti da personale sanitario, infermieri, medici di famiglia. Servono anche per concludere l’isolamento laddove le persone da dimettere non abbiano delle condizioni abitative idonee utili ad escludere il contagio dei familiari. Questa seconda ondata mette più in crisi i reparti ordinari rispetto alle terapie intensive, abbiamo bisogno di spazi».

I pazienti meno acuti occupano per tanti giorni letti preziosi anche per la cura di altre patologie gravi. Succede spesso agli ospedali di non riuscire a dimettere i pazienti Covid. n 
S.Bac.

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