Vendono azioni, ma è carta straccia
Truffa milionaria ideata ad Albate

L’inchiestaLa Finanza arresta marito e moglie. L’accusa: rastrellati 4 milioni con l’inganno Dalla villa comasca avrebbero convinto decine di investitori a comprare titoli senza valore

Prima di rivolgersi alla Guardia di finanza e denunciare di essere stati truffati, due dei circa 160 investitori convinti di aver fatto l’affare dell’anno con l’acquisto di azioni di una società hi tech estone, si sono collegati alla pagina dell’home banking per vedere il controvalore dei titoli comprati ormai mesi prima sborsando 485mila euro. E scoprendo in tal modo che le oltre due milioni di azioni Ixellion del loro portafoglio erano valutate dalla banca meno di 50 centesimi.

L’arresto

I finanzieri del nucleo di polizia economico finanziaria di Como hanno arrestato due comaschi, marito e moglie, accusati: lui di truffa, autoriciclaggio e abusivismo finanziario, lei “solo” di autoriciclaggio e abusivismo finanziario. In carcere è finito Antonio Sedino, 46 anni, mentre ai domiciliari nella villa di Albate acquistata all’asta tre anni fa si ritrova Elisa Cristhal Zanarotto, 30 anni, l’«imprenditrice più ricca dell’Estonia» per dirla con un giornale di Tallin. Formalmente Estone con sede a Lussemburgo la società hi-tech, le cui azioni Sedino sarebbe riuscito a piazzare a oltre un centinaio di investitori. Ma, di fatto, i suoi vertici (o per dirla con chi ne sa di finanza il “board”) operavano comodamente seduti sul divano di casa loro, una villa immersa nel verde a piedi del Monte Goj in quel di Albate.

Dalla loro casa i due coniugi avrebbero tenuto le conference call (scegliendo quale sfondo il loro maxi acquario esotico) con gli investitori della società asseritamente attiva nell’innovazione tecnologica e con ricchissimi interessi nella produzione di nickel destinato al settore aeronautico.

Se la ricostruzione fatta dai finanzieri comaschi - coordinati nell’indagine dal procuratore capo, Nicola Piacente - reggerà alla prova dei fatti, si dovrà concludere che Sedino è un vero maestro dell’incanto, essendo riuscito a rastrellare in poco più di due anni oltre 4 milioni di euro vendendo «carta straccia», per dirla con il giudice delle indagini preliminari Andrea Giudici, firmatario dell’ordinanza di custodia cautelare a carico dei coniugi di Albate.

Le accuse

In sintesi: secondo le fiamme gialle grazie a trappole ben congegnate, tutte sottoforma di investimenti in strumenti di comunicazione quali - ad esempio - spazi pubblicitari sul Sole 24Ore, Sedino avrebbe convinto circa 160 persone del fatto che la società sua e della moglie, legata commercialmente a importantissime aziende quotate al Nasdaq (l’indice hi tech di Wall Street), era in procinto di sbarcare sul mercato azionario europeo (in particolare,tra le altre, alla Borsa di Francoforte, di Monaco, di Parigi e Vienna) e che l’acquisto anticipato dei titoli avrebbe consentito agli investitori stessi di ritrovarsi ben presto in possesso di azioni il cui valore sarebbe potuto anche raddoppiare, rispetto all’investimento iniziale, una volta partite le quotazioni.

Così facendo mr Sedino («chair of the management board» ovvero presidente del consiglio di amministrazione) e mrs Zanarotto (membro del cda e del comitato di sorveglianza) sarebbero riusciti a garantirsi - per dirla con il giudice che ha ordinato il loro arresto - un «ricco stile di vita fondato unicamente sulle disponibilità illecitamente ottenute dagli investitori». Tradotto: la villa immersa tra gli alberi del parco della Spina Verde - valore poco sotto il milione di euro, ancorché acquistata all’asta per molto meno - la Porsche, l’Audi, i conti corrente da centinaia di migliaia di euro aperti tra Germania, Estonia, Italia e Lussemburgo, i viaggi lussuosi, insomma ogni cosa sarebbe stato pagato dalla vendita di «vera e propria carta straccia», dove «il nulla era rivestito di carta dorata e rivenduto come metallo prezioso».

In realtà era da febbraio dello scorso anno che nessuno più bonificava contanti alla coppia, ma le fiamme gialle hanno scoperto che Sedino aveva in serbo un altro strategemma per fare soldi: una app per la vendita a distanza di “digital asset”. Anche per questo il giudice ha ordinato - considerando il pericolo di reiterazione e di inquinamento delle prove - l’arresto di marito e moglie.

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