Via le panchine e centro chiuso
Ma non è servito a niente

San Rocco, un piccolo “campo” con alcuni posti letto allestito in un condominio - È la risposta dei residenti alla latitanza del Comune: «Da qualche parte devono pur rifugiarsi»

Due anni fa, a settembre, il Comune aveva rimosso le panchine da piazza San Rocco: troppi migranti ci si sedevano. Oggi, passata l’emergenza umanitaria internazionale del 2016 - quella dell’invasione ai giardini della stazione - , nella piazzetta è ancora facile incontrare diversi senzatetto stranieri, tutti accomunati dal problema di trovarsi un riparo.

Non sarà un caso che al pian terreno di un edificio che si apre sulla piazza, è stato allestito addirittura uno spazio attrezzato con letti, un tavolo, una catasta di coperte. Si tratta di spazi ordinati e organizzati dalla parrocchia per la prima accoglienza, evidentemente sempre necessari, nonostante ci sia chi sostiene il contrario.

Di «libera scelta della comunità» parlano i parrocchiani residenti nella zona, che - assente il prevosto - spiegano le ragioni di una iniziativa che trova collocazione in uno spazio chiuso e privato allo scopo di farsi carico di un problema di emarginazione che non si è affatto ridimensionato. Anzi. Del resto non lontano il campo di via Regina Teodolinda gestito dalla Croce Rossa è stato chiuso per volontà dell’amministrazione locale e del governo negli ultimi mesi del 2018. Queste sistemazioni potevano essere una soluzione a lungo termine, oggi invece il consiglio comunale, proprio in questi giorni, discute dell’opportunità di aprire un nuovo dormitorio. Nonostante le tante azioni volte ad allontanare i migranti stranieri, i senza fissa dimora si ritrovano ancora davanti a San Rocco, ieri mattina era facile notare per terra qualche bottiglia di birra, qualche segno del passaggio. Anche nell’area dietro al cimitero gravitano ancora gruppi di stranieri, come pure alcuni senzatetto italiani.

L’approfondimento su La Provincia in edicola domenica 14 luglio

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