Vino del Castel Baradello: il mistero porta a Como

La ricerca In commercio fino agli anni Ottanta. Bottiglia creata da un commerciante

Si svela il mistero del vino del Baradello grazie alle testimonianze raccolte da Slow Food. È stato identificato un commerciante comasco che avrebbe etichettato un vino ottenuto dalla miscela di vini della Valtellina con vini calabresi. Adesso il prossimo obiettivo è trovare una bottiglia e la meta sembra non essere lontana. «Abbiamo ricevuto una segnalazione interessante e speriamo di poterla verificare presto. La nostra chimera goliardica è trovare una bottiglia e portarla al castello per poterla conservare in una teca», dice Antonio Moglia, presidente di Slow Food Como.

La bufala del vino del Baradello, che sembra sia stato commerciato a Roma e in altre città turistiche tra gli anni Sessanta e gli anni Ottanta, ha stimolato una seria attività di ricerca storica: alle pendici del Baradello c’era la vite e si produceva vino, come probabilmente su gran parte del territorio cittadino. Il compito di approfondire il tema è stato affidato allo studioso Gavino Puggioni. Al momento è stato possibile individuare alcuni documenti antichi contenenti testimonianze sulla vinificazione da vitigni non distanti da San Carpoforo, tra il Seicento e l’Ottocento. Con l’industrializzazione le viti ai piedi del Baradello sono state soppiantate dai gelsi, diventati più interessanti dal punto di vista produttivo ed economico.

Intanto dopo la visita-aperitivo in notturna organizzata lo scorso 15 ottobre in collaborazione con Slow Lake Como, all’email [email protected] (che si può ancora utilizzare per ulteriori contributi sul tema) sono arrivate diverse testimonianze sul vino misterioso con il nome del castello del Baradello, prevalentemente da comaschi in viaggio a Roma. Il vino del Baradello sarebbe stato servito anche a un tavolo di attori americani che stavano girando un film a Cinecittà. L’avvistamento più recente risale a trent’anni fa, a Firenze. «Da quello che sappiamo era un bianco fermo, non era di grande qualità ma aveva il giusto rapporto qualità-prezzo e la curiosità di provenire dal Castel Baradello di Como. Probabilmente ha smesso di circolare quando sono intervenute le normative igieniche e sul tracciamento delle viti».

Secondo una delle testimonianze pervenute, questo vino proverrebbe dalla miscela di vini valtellinesi e calabresi su idea di un commerciante comasco che avrebbe creato un’etichetta ad hoc, azzurra con le scritte in oro e il castel Baradello stilizzato.

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