Dialetto a Sanremo
De Sfroos: "Finalmente"

Per il cantautore è stata superata una barriera:
"Che bello gareggiare senza essere "di nicchia""

È ufficiale: il dialetto è stato definitivamente sdoganato al Festival di Sanremo
Non sarà più necessario, per gli artisti che preferiscono scrivere canzoni in lingue locali, tradurre parte del brano in italiano per potere partecipare. Una decisione storica salutata con grande favore da tutto l'ambiente musicale. Significativo l'intervento di Enzo Avitabile, Targa Tenco 2009 proprio per l'album in vernacolo, che ha commentato «Sono felice di questa scelta, visto che è da quindici anni che scrivo in dialetto e credo che sia interessante recuperarlo come simbolo di appartenenza» ammonendo al contempo «ma non proporrei mai una mia canzone al Festival perché non sono certo che ci sia una giuria pronta e capace di riuscire a leggere degli eventi artistici di un certo tipo». L'artista, inoltre, ha sottolineato come alla manifestazione contino solo i giochi dei discografici. Il “cantasilvio” Mariano Apicella pensa che ci vorranno i sottotitoli per riuscire a capire i vari idiomi. E cosa ne dice Davide Van De Sfroos, in questo momento l'emblema della canzone d'autore in dialetto anche a livello nazionale grazie al grande successo del festival ID&M - Identità e musica? L'artista risponde da Morbegno dove è impegnato con il debutto del suo nuovo show: «Ovviamente non creerò dei colpi di scena dicendo che mi dispiace!».
Un cambiamento storico, una rivoluzione!
Tutto cambia, le leggi, perfino la Chiesa ha abolito il limbo, non vedo perché Sanremo non potesse modificare questo articolo 6.
Quindi presto Van De Sfroos al Festival?
Ho appreso la notizia come tutti dai media poche ore fa. Per adesso seguo l'evolversi della situazione.
Cosa cambierà all'Ariston?
Questa decisione potrebbe trasformarsi in qualcosa di molto interessante. Innanzitutto aprirà il concorso a tutto quel sottobosco di musicisti che da sempre scrivono in dialetto, quelli che hanno credibilità, con una storia artistica alle spalle, e grazie all'avventura di ID&M ho potuto capire che c'è alta qualità e un gran numero di persone interessate. L'altra cosa che rende interessante questa novità è che anche i cosiddetti big potranno eseguire a loro piacimento un brano nel proprio dialetto. Penso a nomi come Carmen Consoli...
Nel suo ultimo album c'è una canzone in siciliano...
Appunto. Penso ai Tazenda che potrebbero finalmente fare un pezzo tutto in sardo. Prima si poteva fare solo con il napoletano, giustamente considerato patrimonio italiano. Soprattutto mi fa piacere che non si sia creata una nicchia, ma che le canzoni partecipino normalmente. Tremendo avere le categorie «Campioni», «Giovani» e «Bifolchi».
Ma questo improvviso amore per il dialetto a cosa è dovuto? Pressioni politiche? Un tentativo di rivitalizzare la kermesse attingendo alla canzone popolare? Il successo di «ID&M», ma anche della Notte della Taranta ha avuto il suo peso?
Credo che possa essere un po' una commistione di tutte queste cose. Di certo l'Italia si sta rendendo conto che esiste una vera e propria armata di musicisti che si esprime nelle lingue locali più diverse e nei generi musicali più disparati. E poi c'è un pubblico che dimostra di essere affezionato alle proprie radici e interessato a quelle degli altri. Insomma, è un treno che sta passando e anche Sanremo ha capito che non deve perderlo.
Alessio Brunialti

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