La guerra dei comaschi
Ricordi a lungo rimossi

Le vicende degli alpini lariani in un libro di memorie belliche della Seconda guerra mondiale curato dalla sezione di Como dell’Associazione nazionale degli alpini.

Solo un alpino può capire l’espressione "portare a casa la ghirba"! Vale a dire, porre in salvo l’otre usato nei campeggi militari come recipiente per l’acqua che, essendo di pelle animale, funziona ottimante come metafora di quella umana. 
Ci si imbatte, non di rado, in battute di questo genere sfogliando il bellissimo libro di memorie belliche della Seconda guerra mondiale curato dalla sezione di Como dell’Associazione nazionale degli alpini.
E' il racconto di vicende di cui i protagonisti non hanno mai voluto parlare, perché le cose brutte, istintivamente, si allontanano dalla memoria, si rimuovono: "Tacevo, come se una sorta di pudore me lo impedisse. O forse era inconscia paura di rievocare. Avrei voluto soltanto poter dimenticare, dimenticare, dimenticare tutto!" ci dice Domenico Ortelli di Grandola ed Uniti, classe 1913.
Ma l’avvicinarsi del novantesimo della sezione comasca, fondata il 5 luglio 1920, ha suggerito l’idea di trasformare i racconti in un libro, chiedendo ai protagonisti uno sforzo che probabilmente è stato liberatorio per loro stessi. Infatti "Dai fatti narrati in prima persona emerge anzitutto l’umanità dei nostri "veci"", annota giustamente Gregori. Fatti spiccioli direttamente collegati alla voglia di superare le difficoltà quotidiane, con l’intento però di rispettare sempre gli abitanti dei villaggi evitando l’arroganza che può scaturire dall’avere in pugno un’arma.

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