Cultura e Spettacoli
Martedì 19 Gennaio 2010
Rubens, legami lariani
riannodati in mostra
Il prefetto della Biblioteca Ambrosiana di Milano sostiene che l'esposizione di Villa Olmo potrebbe "vivificare" i rapporti tra il Lario e la cultura fiamminga. Un capitolo di storia lombarda seicentesca finita nell'oblìo. Ne parliamo anche con la professoressa Rachele Ferrario di Brera e con il pittore Giuliano Collina.
C’è un filo niente affatto sottile che lega la cultura fiamminga alla Lombardia e a Como, intrecciando i commerci, la cultura, l’arte. Con l’arrivo della primavera a Villa Olmo - grazie alla grande mostra sull’opera di Pieter Paul Rubens (1577-1640) - si potranno puntare i riflettori su questo capitolo tanto importante per la storia, ma ancora poco esplorato.
Si tratta della settima esposizione organizzata dall’assessore alla Cultura Sergio Gaddi nella villa neoclassica sulle sponde del lago di Como: verranno ospitate ben 25 opere del grande maestro fiammingo, insieme a una quarantina di tele di artisti a lui vicini. La trattativa coinvolge alcuni musei di Vienna come la Pinacoteca dell’Accademia di Belle Arti, il Liechtenstein Museum e il Kunsthistorisches Museum, che presteranno importanti opere, mentre altri prestiti giungeranno forse dalla Galleria Borghese di Roma e da Palazzo Pitti di Firenze. A Como si attendono "Il satiro sognante" (1610-12), "Borea rapisce Orizia" (1615), "La circoncisione di Cristo", "Le tre grazie" (1620-24), e la famosa "Testa di Medusa" (1617-18), insieme ad altri studi preparatori che Rubens realizzò per il soffitto della Chiesa dei Gesuiti ad Anversa. Monsignor Franco Buzzi, prefetto dell’Ambrosiana, ha espresso la sua approvazione in merito all’iniziativa: «Rubens è un grandissimo maestro, e merita questo territorio, perché Como ha avuto sempre rapporti con il mondo fiammingo, e questo è un modo per vivificare queste relazioni». La Biblioteca Ambrosiana non è estranea al geniale pittore fiammingo, poiché conserva al suo interno una "Cartella di disegni dell’antico" di Rubens: si tratta di un album contenente nove opere realizzate dall’artista durante il suo soggiorno romano, raccolte da Padre Sebastiano Resta e da lui donate all’Accademia del Disegno di Milano. Quella comasca non è la prima iniziativa che si propone di valorizzare il grande pittore fiammingo, ricorda monsignor Buzzi: «Noi abbiamo già realizzato qualche iniziativa insieme al consolato olandese che si trova qui in Milano, e abbiamo già tentato di ideare alcune mostre insieme: se a Como ci si muovesse in questo senso sarebbe molto bello». Ma come valorizzare Rubens nella nuova esposizione? «Bisognerebbe avere un progetto di mostra all’interno del quale poi valutare che cosa mettere, interpellando qualche competente di arte fiamminga», suggerisce Buzzi. Per Rachele Ferrario, critico e professore all’Accademia di Brera «sarebbe utile prevedere almeno qualche opera conservata a Milano, alla Pinacoteca di Brera, tra le più rilevanti per l’artista». L’iniziativa attira l’attenzione del pittore e docente Giuliano Collina. «Rubens è un maestro internazionale come pochi altri - dice -: la sua pittura è celebrativa, sempre rivolta verso l’esterno. Questo pittore, dall’indiscussa magniloquenza, possiede una vitalità e una qualità pittorica straordinarie. La mostra a lui dedicata può diventare un’occasione culturale per la città di Como». Rubens è un pittore che sicuramente lasciò il segno durante il suo soggiorno lombardo presso la corte mantovana dei Gonzaga (tra il 1600 e il 1608), come spiega Collina. «Anche se in Italia non siamo molto portati per questa magnifica pittura celebrativa, per questi grandi spettacoli, certamente in moltissime chiese - specialmente nei soffitti di certe cattedrali del Seicento dove tutto ciò che viene dipinto è finto -, la pittura di Rubens deve certamente aver lasciato un segno». Le opere che si auspicano in mostra, attestano l’alternanza della grande produzione artistica di Rubens che spaziò tra splendidi ritratti, opere di carattere religioso (come il "Trittico di Sant’Ildefonso" nel Kunsthistorisches Museum, da dove arriveranno alcune opere, o "La circoncisione di Cristo", auspicato a Como), a opere di carattere mitologico e allegorico, come "Il satiro sognante" e "Borea rapisce Orizia" (1615) o la famosa "Testa di Medusa" (1617-18), che si potranno anch’essa ammirare in occasione dell’evento. Di quest’ultima opera, custodita presso il Kunsthistorisches Museum di Vienna, Collina afferma: «È un quadro senz’altro inquietante, perché è una testa decapitata sanguinante, con delle serpi che le ballano attorno. Forse non è un bellissimo quadro, ma certamente è di sicuro interesse».
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