
Cultura e Spettacoli
Mercoledì 17 Febbraio 2010
La Clerici evoca Morgan
in un festival "freddino"
Bonolis ha aperto, a sorpresa, la prima serata di Sanremo con Luca Laurenti, proponendo gag pittosto volgari e, complessivamente, poco divertenti. Sciolta e professionale, la conduttrice non ha saputo dare emozione e calore al debutto, che ha avuto tra i suoi protagonisti il brutto anatroccolo della canzona inglese Susan Boyle.
Dunque, dove eravamo rimasti? Alla 59ª edizione del Festival di Sanremo e, un anno dopo, si ha la sgradevole sensazione di non essersi mai mossi visto che, come allora, le danze su Raiuno si aprono con Paolo Bonolis e Luca Laurenti, impegnati in una serie di gag da trivio con foto di bimbi sul water, fanciulle che spiano le pudende di un coetaneo, anche un ragazzetto che osserva due canguri (!) che fanno le cosacce (!!): immagini che servirebbero per illustrare i motivi fondamentali per sorbirsi, anche quest'anno, le cinque serate che non si potranno definire interminabili solo perché Antonella Clerici non è Bonolis ma neppure Baudo. Appare a una buona mezz'ora dall'inizio fasciata da un abito rosso fuoco firmato da Gai Mattiolo. Si è discusso molto della dieta ferrea a cui si sarebbe sottoposta la conduttrice per sfoggiare all'Ariston una silhouette taglia 42: da come si mostra sembra che un apposito decreto governativo abbia ridefinito i ad personam i confini di quella taglia. Ah, Morgan non c'è né ci sarà: Antonellina si dichiara lontanissima dalla droga, «persino intollerante» ma l'unico mezzo che ha l'artista per uscirne, manco fosse un tossico all'ultimo stadio, è darsi alla musica e siccome i vertici non vogliono neppure che il pezzo si ascolti le ne legge qualche verso. Ma andiamo con ordine. Quest'anno il Festival è iniziato all'ora di pranzo con il “Quettion taim” di Maurizio Costanzo che festeggia il suo ritorno in Rai proprio con Sanremo. Critica l'apparizione della D'Addario in città e propone di dedicare la kermesse a Mike Bongiorno. Poco prima della diretta gli spot che, a saper guardare, non sono messi a caso: c'è quello del caffè con Bonolis e Laurenti, quello della telefonia con Christian De Sica e Belen Rodriguez (che arriveranno nelle prossime serate), naturalmente non manca quello del dessert che fa fare il ruttino, territorio della stessa Clerici che reclamizza anche il formaggino che si spalma. Ce ne vorrebbero almeno due porzioni per digerire un festival che parte stile avanspettacolo, con Paolino e Luca che ironizzano su Bigazzi e i gatti cotti, sulla presenza di Emanuele Filiberto («Aò, se vince ce ridanno la Corsica») e, con grande coerenza, rispetto alla canzone italiana, cantano e ballano «Crazy little thing called love» dei Queen. Non c'è la proverbiale scala: la diva viene deposta da una particolare struttura ad astronave. Appare tesa, molto professionale ma troppo ingessata. Se ci fosse stato Pippo all'alba delle 22 non si sarebbe ascoltata neppure una canzone in gara. Questo, invece, è un concorso sprint anche perché i brani ci sono tutti. Quindi è un fuoco di fila con Irene Grandi, Valerio Scanu, Cutugno, Arisa che sfodera un inedito Anacleto look (i fan de «La spada della roccia» possono capire) assieme alle Sorelle Marinetti che fanno rimpiangere le Sorelle Bandiera di «Fatti più in là», trent'anni fa. Mentre a «Ballarò» Antonio Di Pietro cerca di arrostire Bertolaso (difficile non cambiare canale) appare fugacemente Antonio Cassano che mugugna qualche rapida battuta e annuncia Nino D'Angelo. Poi torna e diverte con gli aforismi: meglio di un comico di «Zelig». È sicuramente il Sanremo più veloce degli ultimi 60 anni e, forse, ciò è un bene per la musica ma televisivamente sembra di sfogliare un catalogo senza avere il tempo di soffermarsi su nulla in particolare. La Clerici sembra abbandonata a se stessa sul grande palco quindi cerca il dialogo con la giuria demoscopica, sistemata in galleria.
Un dubbio: non si vendevano biglietti? Anche durante i collegamenti di Vincenzo Mollica al Tg1 le inquadrature mostravano una folla non esageratamente folta di fronte all'Ariston. Sia come sia, il pubblico appare freddino e Antonellina deve costantemente chiedere applausi che non sgorgano spontanei. C'è aria di dismissione persino nelle telepromozioni: quella di Aldo, Giovanni & Giacomo è la stessa dello scorso anno, stessi spot, stesse battute che non fanno ridere. Dopo l'apparizione in bianco e nero dell'attesissimo Marco Mengoni, che avrà anche l'X Factor ma pure una canzone esagerata in tutti i sensi, ecco la miracolata dai reality Susan Boyle che fa quello che devono fare gli ospiti internazionali: canta il suo pezzo, piglia l'assegno e se ne torna a casa. Gli amanti del trash avranno gustato l'inno d'amore all'Italia di Emanuele Filiberto mentre Pupo sparisce dietro a un pianoforte tutto tempestato di paillettes, più sobrio della canzone stessa, e la lettera ai genitori in prima persona di Eluana Englaro per bocca di Povia. Una conferma: gli artisti della “nuova generazione” sono una palla al piede, un obbligo per Sanremo e sono relegati in fondo. Un cucchiaio di Grand Soleil, ruttino, tutti pronti per la seconda serata.
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