Cultura e Spettacoli
Mercoledì 23 Giugno 2010
E l'ingegner Gadda
"reinventò" il Lario
Longone nei suoi libri diventa Lukones, Erba cambia in Prado: tante le curiosità sullo scrittore milanese, che intratteneva con la Brianza e il lago di Como un rapporto di amore-odio. L'occasione per rileggerne l'opera è data dalla conferenza della professoressa Maria Antonietta Terzoli, il 24 giugno, in Biblioteca ad Erba, introdotta da Paolo Di Stefano, critico letterario del "Corriere della Sera".
«Generoso del suo sapere e della sua umanità»; così Maria Antonietta, italianista di punta all'università di Basilea, definisce il padre Mario Terzoli, scomparso lo scorso 25 maggio e ricordato soprattutto in quel di Erba, dove (al Liceo Galileo Galilei) lo studioso fece il Preside diffondendo (con generosità, appunto) il suo amore per la cultura. Passione, questa, ereditata anche dalla figlia, che oggi, in occasione della serata in onore del padre, presenterà il suo volume "Alle sponde del tempo perduto", una raccolta di saggi incentrata sulle opere di Carlo Emilio Gadda, che si sofferma anche su quella parte della produzione appena conosciuta o del tutto sconosciuta - e questo a dispetto della recente fortuna dell'autore, ritenuto ormai uno dei più significativi del panorama letterario europeo del secolo scorso. Un esempio su tutti? La produzione poetica, che fu coltivata in solitudine e quasi tenuta nascosta come fosse un segreto, mai approdata in una raccolta, anzi senza pietà censurata. Ebbene, questi esercizi coltivati lontano dai riflettori hanno avuto una funzione didattica e hanno aiutato il prosatore a maturare uno stile letterario personale; scoprirli significa appropriarsi delle sue strategie, di quei ferri del mestiere tanto importanti per il lavoro del filologo e del critico, recuperando uno sguardo diverso sulla sua opera (sicuramente di più alto valore), grazie al palesarsi di ossessioni e temi sopravvissuti e fissati, anche se in maniera meno diretta, pure nella produzione più alta. Gran parte di queste poesie Gadda le scrisse a Longone, in quella casa di famiglia costruita dal padre e che recentemente è stata trasformata in una palazzina. Certo, per noi comaschi la lettura delle pagine gaddiane acquista un sapore tutto particolare, perché ci ritroviamo i nostri luoghi, ma non solo, anche i nostri modi, le nostre tradizioni, le nostre espressioni gergali. «Per me l'incontro con Gadda è stato emozionante proprio per questo - spiega la studiosa - e mi ha ricordato il rapporto che intercorre tra letteratura e vita». Ma se vi aspettate di trovarci proprio la nostra realtà, trasposta con fare naturalistico, vi sbagliate; il comasco, a onor del vero, è stato rivisitato dallo scrittore, alla luce del suo soggiorno in Argentina, e trasformato in una nuova terra, fascinosa, la cui toponomastica è stata, e fantasiosamente, ispanicizzata (non a caso uno dei più brillanti critici del Novecento italiano, Gianfranco Contini, nel suo saggio introduttivo alla "Cognizione" ha parlato di «tenue spolveratura creola»). Ecco che, come racconta la Terzoli, Longone diventa Lukones, Erba, tu guarda, Prado. Vogliamo continuare con l'effetto straniante? Ebbene, il famosissimo e di manzoniana memoria Resegone, lombardo fino al midollo osseo, acquista un sapore ben più leggendario se chiamato Serruchòn. E che dire di Como, che, con una patina latinizzante, si reinventa in Novokomi? Eppure, come sottolineò a suo tempo Contini, Gadda sentì la necessità (forse per un complicato sentimento di odio-amore nei confronti della sua terra; sfumature, queste, da tener ben presenti ogniqualvolta ci si accosti ad un universo concettuale ed emozionale tanto complesso) di spiegare questi nessi. E quindi l'estro linguistico, che si spreca e soffre quasi di incontinenza, viene razionalizzato dall'esplicitazione dei nessi. Gadda ci tiene a specificare che il Serruchòn è «qualcosa di simile, per il nome e più per l'aspetto, al manzoniano Resegone». E, quando parla della regione del Maradagàl, ci tiene a precisare che trattasi non altro che della Brianza. Anzi, per essere precisi, dice che è simile alla Brianza: se il rapporto tra letteratura e vita ha senso di essere, non dobbiamo dimenticarne la incommensurabile distanza.
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