Eco riscrive Manzoni?
Un classico già letto

Fa discutere un'iniziativa editoriale che intende rendere i "Promessi Sposi" più vicino al grande pubblico. "Capolavori salvati dai grandi scrittori di oggi per le nuove generazioni", sostiene il promotore Alessandro Baricco, promotore con la sua Scuola Holden di questo progetto. Secondo il critico Fulvio Panzeri "l'aggettivo 'salvati' è un po' troppo". Senza dimenticare che la forza dei classici è proprio nella loro disponibilità a riletture e parodie. E proprio "I Promessi Sposi" la sanno lunga, in questo senso. Quanto a Eco, il suo è un ritorno ad un antico amore. Leggi l'intervista rilasciata al "Premio Manzoni"

di Fulvio Panzeri

L'idea di rendere quelle storie che sono diventati "classici della letteratura" e in qualche modo hanno assunto una dimensione mitica, tanto da diventare patrimonio di tutti, accessibili anche ai lettori di oggi, non è certamente nuova. Anzi è un vero e proprio genere letterario, che ha avuto come interpreti grandi scrittori del Novecento, soprattutto a teatro, dove tra la fine degli anni Sessanta e gli anni Settanta vedeva impegnati Testori, Pasolini e Carmelo Bene a rileggere Shakespeare, le tragedie greche, perfino Pinocchio. Ognuno ne ha dato un'interpretazione personale dal punto di vista della ricerca linguistica, della rilettura di alcuni temi portanti presenti nelle opere. Il "classico", inteso come patrimonio di tutti, è quindi una gran tentazione per gli scrittori, per gli uomini di teatro, per chi si occupa di cinema e dopo in fenomeno di "Notre Dame De Paris", musicato da Riccardo Cocciante, anche per il pubblico più popolare dei musical.
Ed è una tradizione anche per i ragazzi, dove per anni, si sono proposti "i classici" in versione ridotta, riscritti, puntando soprattutto sulla trama e sulla storia, ma anche con esempi di riscritture in varie chiavi interpretative di alcuni classici, in particolare del nostro "Pinocchio" ad esempio, di cui è uscita in primavera una nuova riscrittura, molto affascinante, di uno scrittore, che ha lavorato anche per il cinema, Silvano Agosti, con Il ritorno di Pinocchio (Salani), ma soprattutto di Shakespeare, fatto conoscere non come testo teatrale, ma come storia. Ci avevano provato nell'Ottocento i signori Lamb e il loro libro è diventato un punto di riferimento e ha ripetuto l'operazione, in modo ancor più preciso, utilizzando tutte le battute originali e inventando la storia, Leon Garfield, con i due volumi de Le storie di Shakespeare (da poco riedite dalle Nuove Edizioni Romane). Sono molto interessanti questi interventi d'autore, soprattutto per l'approccio ai "grandi libri" da parte delle nuove generazioni. E allora perché non far raccontare ai grandi scrittori italiani di oggi le intramontabili storie della letteratura per i più giovani?
E' un'idea che è sempre stata nel cuore di Alessandro Baricco, che si è messo a confronto anni fa con Omero e che ora, attraverso la Scuola Holden di Torino e il gruppo "Repubblica-L'Espresso" concretizza l'idea di una collana "Save the story", lanciata come contenitore di «capolavori salvati dai grandi scrittori di oggi per le nuove generazioni». L'aggettivo "salvati" è un po' troppo, diciamo allora, che sarebbe meglio dire, presentati per un primo approccio dagli scrittori di oggi. I nomi sono tutti molto importanti, almeno quelli delle prime uscite, che arrivano in libreria in questi giorni: lo stessi Baricco racconta la storia di Don Giovanni, mentre a presentare i "nuovi" "Promessi Sposi", troviamo nientemeno che Umberto Eco. Classici riscritti per tutta la famiglia quindi, perché i libri sono destinati al largo pubblico e soprattutto ai bambini fin dai sei anni di età. Tutti i testi della collana, infatti, hanno un andamento e un ritmo tale da facilitare la lettura ad alta voce ai più piccoli e sono corredati da illustrazioni, create ad hoc da illustratori italiani. Il libro, poi, si chiude con una nota finale dal titolo "Da dove viene questa storia", che è un vero e proprio excursus per raccontare le radici del "classico" appena letto.
Così sarà curioso capire come Umberto Eco ci racconta le vicende di Renzo e Lucia, come attualizza il contenuto del grande romanzo. E sarà interessante mettere a confronto la versione targata Eco, con l'originale manzoniano, ma anche con tutte le interpretazioni e rivisitazioni che si sono avute nel Novecento. A partire dalla parodia di Guido da Verona, rivisitazione dai toni goliardici della celebre opera di Alessandro Manzoni trasposta nell'attualità degli anni Venti. Negli anni Cinquanta e Sessanta c'è molto interesse, soprattutto da parte del cinema verso il capolavoro di Manzoni e sia Giorgio Bassani, sia Pier Paolo Pasolini scrivono un soggetto per film che non sono mai stati realizzati, proprio perché una storia così complessa è difficile da tenere nei tempi standard di una pellicola cinematografica. Sarà il "teleromanzo" a portare nelle case degli italiani la versione popolare del romanzo, quella in bianco e nero, con la regia di Sandro Bolchi, interpreti Nino Castelnuovo e Paola Pitagora, che tutti ancora oggi ricordano. Tanto che Paola Pitagora, proprio lo scorso agosto, invitata dal quotidiano "Avvenire" a sceglie il personaggio di un classico da reinventare per un racconto, punta l'attenzione sulla Monaca di Monza e ne firma una versione buonista, che tenta di salvare la sventura da peccati ben più gravi. Giovanni Testori è partito dalla figura della Monaca di Monza con una tragedia scritta negli anni Sessanta e messa in scena da Visconti, per arrivare ad una rilettura integrale del romanzo, inventando la figura di un Maestro e reinventato, tra ironia e riflessione sul rapporto tra Storia e Provvidenza, nel 1984, con "I Promessi sposi alla prova", che è anche uno dei suoi testi teatrali più "forti". Non è da dimenticare poi la versione in vernacolo comasco di Piero Collina, riattualizzata dalle canzoni che ne ha tratto di recente il cantautore Francesco Magni. Negli ultimi anni c'è stato un gran ritorno a Manzoni, in varie direzioni e reinterpretazioni: le tavole di Federico Maggioni, per Promessi  Sposi, editi da Piemme, una vera e propria rilettura iconica del capolavoro manzoniano; il recentissimo musical di Guardì che è stato un evento mediatico e televisivo. E in parallelo il pubblico cresce e affolla le letture integrali del romanzo. E ora Umberto Eco. C'è una sete di classico, in tutte le forme e interpretazioni. Con un rischio da evitare, in tempi di pressapochismo come i nostri: quello di non confondere le versioni, quella di Umberto Eco con quella del Manzoni.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Documenti allegati
Eco di Bergamo INTERVISTA A ECO