Cultura e Spettacoli
Martedì 12 Ottobre 2010
Non solo ville e giardini,
ecco il Lario dei comaschi
Il 13 ottobre, all'Accademia Galli di Como, la presentazione di un'opera di indubbio interesse, per la singolare prospettiva estetico-paesaggistica con cui è guardato il lago.
È impresa ardua oggi raccontare il lago di Como, fotografarlo, rivelarne la bellezza e riuscire a provocare una sensazione di assoluta sorpresa, il contraccolpo di una vera novità.
Bruno Bianchi, noto architetto che ha espresso la sua professione soprattutto a Lecco, a Como e nel continente africano, non a caso ha intitolato il suo recente libro semplicemente «Il lago», tradendo così la certezza di un resoconto che non trae certo originalità dall'argomento messo a fuoco, ma piuttosto dallo sguardo personale, da un surplus di vissuto e di anima, investiti su paesaggi, contesti e storie del Lario.
Sarà presentato il 13 ottobre - alle ore 17,30 nell'aula magna dell'Accademia di Belle Arti Aldo Galli - il volume (NodoLibri) che racchiude il segreto di una vicenda che inizia nella notte dei tempi e si solidifica attraverso l'operosità umana, le fatiche e la durezza di una quotidianità attraversata da contraddizione e dolore. «È un'opera che sembra scolpita nella roccia del lago» commenta Clemente Taiana direttore dell'Accademia Galli che questo pomeriggio introdurrà l'incontro realizzato in collaborazione con le delegazioni del Fai di Como e di Lecco - rispettivamente rappresentate da Silvio D'Errico e Gianfranco Scotti che parteciperanno all'evento - che prevede gli interventi dello stesso autore e dell'editore Fabio Cani.
«Il "lago" è quello di Como, visto attraverso gli occhi attenti di Bruno Bianchi che prescinde da un approccio estetico-visuale, per adottare un'ottica imperniata nel paesaggio antropico» suggerisce ancora Taiana sottolineando l'ampiezza della descrizione - arricchita anche dalle illustrazioni che provengono dalla collezione privata dell'autore - che mentre non trascura gli aspetti più noti e appariscenti come le ville e i giardini, fissa l'attenzione su particolari che lasciano affiorare l'eco della vita, gli affetti, i sentimenti, l'essenziale e cruda quotidianità.
A chi domanda all'autore il motivo dell'argomento Bianchi risponde: «Da sempre il lago è il luogo delle nascite e delle morti». E il suo approccio al paesaggio, all'architettura e all'arte - agli ingredienti rintracciabili nei reportage sulle sponde lariane ricche di natura, storia e cultura - sembra attorcigliarsi attorno al filo sottile di un'ansia filosofica che investe la storia, quella della gente più umile, «quella troppo piena di guerre inutili e di monumenti ai poveri caduti» e sulla quale continua a permanere la luce di una bellezza imprevista, di una speranza forse immeritata, ma tenace.
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