La Scala su maxischermo:
emozioni da vera "prima"

C'era anche "La Provincia", la sera del 7 dicembre a Lariofiere di Erba, tra il pubblico che ha seguito la diretta dal Teatro alla Scala. Ecco com'è andata: il racconto del nostro critico musicale.

di Marina Riboni

La nebbiolina che si solleva dai prati ancora imbiancati dalle nevicate recenti immerge la sagoma geometrica di Lariofiere in un'atmosfera vagamente nordica. Omaggio della dolce campagna brianzola a Richard Wagner, approdato a Erba con la «Valchiria» scaligera?
In circa duecento sono accorsi in Sala Porro per assistere all'evento, l'unica proiezione gratuita su maxischermo della prima milanese. Gli altoparlanti, disposti su tutti i lati della sala, circondano gli spettatori, fondendo il chiacchierio blasonato di coloro che hanno la fortuna di trovarsi in teatro con quello un po' timido del pubblico erbese. Qualche signora non ha voluto rinunciare ad un tocco da sera, e qua e là, fra jeans e pull, fa capolino una spilla di brillanti, un cappellino di velluto nero, un collier scenografico, un più casto filo di perle.
L'orchestra accorda, e la presa del suono è così diretta che pare di trovarsi al cuore di questo organismo vivo, in attesa di pulsare sotto la guida sapiente ed energica di Daniel Barenboim. Al discorso del maestro sui problemi economici dei teatri italiani, qualcuno brontola e dalla prima fila parte una parolaccia, messa subito a tacere da applausi energici: la maggioranza dei presenti è solidale con chi lavora per dare corpo e realtà a ciò che è puramente bello, anche se a qualcuno può apparire superfluo. Sono i primi applausi di una lunga serie, che punteggerà la serata, quasi che gli artisti potessero davvero sentirli… Uno scatto patriottico vede tutti in piedi all'Inno di Mameli, e l'opera finalmente ha inizio. Qualcuno prova a decifrare il libretto servendosi di una pila tascabile, ma la regia televisiva li dissuade presto. I primi piani sono così intensi che è impossibile non esserne affascinati, e lo sguardo si fissa sullo schermo. La dimensione attoriale, la mimica dei volti risultano amplificati dallo sguardo delle telecamere. L'attenzione è palpabile: per molti si tratta del primo Wagner, ed è un'esperienza forte. «Certo, con i sottotitoli seguiremmo meglio», commentano più voci durante l'intervallo. Il grande schermo piace più della televisione, la dimensione corale del ritrovarsi insieme a vedere ed ascoltare un'opera aiuta anche i meno navigati a sostenere un lavoro lungo, in una lingua sconosciuta ai più. Molti hanno già partecipato negli scorsi anni ad iniziative di questo tipo, ed hanno scoperto una passione per il melodramma che non sapevano di avere. Nessuno sembra davvero rimpiangere, stasera, la sala del Piermarini, anche fra i frequentatori della lirica, che non mancano ad Erba. Pochi, è da dire, i giovani. Fra loro c'è una piccola promessa, Andreacamilla Mambretti. Tredici anni, questa studentessa di terza media debutterà fra poco tempo in «Tosca», sullo stesso palco che ora, insieme alla nonna, ammira dalle poltroncine di Lariofiere. «Ho iniziato come corista a Erba con i Piccoli Cantori, poi a Como nel coro di voci bianche dell'As.Li.Co ed ora frequento l'Accademia della Scala». Gli atti si snodano densi ma l'attenzione non cala. Potenza della musica di Wagner, ma anche della tecnologia.

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