Cultura e Spettacoli
Martedì 18 Gennaio 2011
Le sagome intonacate
Un mistero in Basilica
Prime indiscrezioni sui lavori di ripristino all'interno di Sant'Abbondio. Il 19 gennaio incontro pubblico con gli specialisti e il vescovo Diego Coletti.
Proseguono nella basilica di S. Abbondio i restauri iniziati nello scorso autunno. Informazioni dettagliate saranno date al pubblico il 19 gennaio alle ore 17 all'Accademia «Aldo Galli» in via Petrarca 9.
Grazie all'iniziativa del commendatore Piercesare Bordoli presidente della Famiglia Comasca, nella città di Como, dove da troppo tempo tutto sembra, se non languire, volgere al peggio, occasioni come queste parlano di vitalità sopita che cerca spazi, di attenzione ai valori che esige una rinascita.
All'incontro parteciperanno il vescovo di Como monsignor Diego Coletti, l'architetto Daniele Rancilio per la Sovrintendenza e i protagonisti dell'operazione, la professoressa Vanda Franceschetti, che è assistita nel restauro da Elena Luzzani, la professoressa Rossella Bernasconi e il professor Luigi Soroldoni che cura l'indagine chimica. Gli affreschi di S. Abbondio sono noti per la loro altissima qualità artistica, opera di uno sconosciuto pittore del primo Trecento, ormai convenzionalmente chiamato dagli storici il Maestro di S. Abbondio, un artista probabilmente lombardo, bene informato sulle novità della pittura dell'Italia centrale, umbra e toscana, originale interprete delle novità portate da Giotto. Alla sua bottega appartengono gli affreschi dell'abside e degli archi della navata principale dove il colore trasfigura la salda architettura romanica alludendo alla preziosità delle gemme su cui è fondata la Gerusalemme Celeste, secondo il libro dell'Apocalisse. Tanta bellezza è stata preservata nel corso dei secoli, ma non integralmente, ed è proprio sulla porzione del ciclo di affreschi dove la conservazione è stata meno felice che si appunta oggi l'attenzione dei restauratori.Anche il semplice turista avvertiva l'alterazione di vecchie stuccature posizionate sia nella zona presbiteriale sia nell'arco trionfale e il visitatore curioso si poteva chiedere perché mai le figure dei santi dell'arcone trionfale fossero tanto trascurate e invase da estesi sbiancamenti.
Gli ultimi restauri del 2001 curati da Paola Zanolini, che hanno fatto seguito a quelli di Giovanni Rossi del 1980, si erano concentrati sulla superficie dell'abside, e sulla volta stellata della vicina e ultima campata e sulla tribuna a ridosso della facciata. Ma la penultima campata, quella che sovrasta l'altare, è stata trascurata perché ormai quasi priva di pittura. Per motivi di spesa non furono mai affrontati i problemi dell'arco trionfale. In precedenza, però, Mauro Pelliccioli, tra il 1933 e il '34, non si limitò all'abside, ma «rilevò, al di sotto di numerose stratificazioni di intonaco e scialbo, la superficie affrescata della prima crociera del presbiterio e riguardò probabilmente anche la scena dell'<+G_CORSIVO>Annunciazione<+G_TONDO> e la serie di santi nell'intradosso dell'arco trionfale», come precisa l'attuale restauratrice dell'Accademia «Aldo Galli».
L'attenzione ai dipinti absidali risale almeno all'epoca del cardinale Gallio quando dal 1568 vi furono degli interventi, ma anche successivamente alla fine di quel secolo si sollecitò nelle visite pastorali la salvaguardia di quei dipinti, fra i quali, sulle pareti, c'erano ancora le storie dei santi vescovi Consolo ed Esuperanzio, poi andati del tutto perduti. È possibile quindi che abbiano fatto la fine che la professoressa Franceschetti ipotizza per la soprastante volta della crociera a seguito dell'indagine sulla consistenza materica: «vennero probabilmente scialbati o addirittura intonacati».
Quando quasi ottant'anni fa il Pelliccioli rimosse quegli intonaci aggiunti andò incontro a difficoltà operative per l'indurimento del materiale provocato dalle infiltrazioni di umidità dal tetto. Fu allora che vennero alla luce le sagome sulle quali oggi si interviene. All'inizio dell'intervento c'era la speranza di trovare qualcosa all'interno di quelle quattro forme di rettangoli cuspidati, disposte una per ogni vela della volta a crociera. Oggi che l'indagine è avanzata si sa che dentro quelle sagome non è rimasto nulla di riconoscibile e solo marginalmente nella volta ci sono tracce decorative, così come sulle sottostanti pareti si indovina la forma di rosoni affrescati.
Il restauro non potrà assolutamente integrare quanto è andato perduto su una superficie tanto vasta. Tuttavia la professoressa Franceschetti lancerà una proposta che ha il sapore della sfida «per tentare di colmare, con l' immaginazione virtuale, ciò che il tempo ha cancellato», aprendo alla collaborazione di altri esperti la possibilità di «usare questo spazio ormai ruderizzato come una pagina per la proiezione di una serie di ipotesi diverse», fermo restando che in quelle sagome dovevano esserci o i quattro dottori della Chiesa (i santi Ambrogio, Agostino, Girolamo, Gregorio) oppure gli evangelisti Matteo, Marco, Luca e Giovanni.
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