Cultura e Spettacoli
Sabato 03 Settembre 2011
Un virus globale
contagia Venezia
Il kolossal realistico del regista Soderbergh, con Paltrow e Winslet, rispetta le aspettative alla Mostra del cinema di Venezia. Ecco il trailer. Sull'edizione cartacea de "La Provincia" del 4 settembre, leggi l'intervista a Diego Abatantuono, nel ruolo di un imprenditore un po' razzista.
Fa effetto vedere, in una sala da 1300 posti strapiena, in mezzo a persone che tossiscono per via della prolungata alternanza di caldo umido e aria condizionata, un film come «Contagion». Steven Soderbergh, regista eclettico e prolifico, ha portato alla Mostra di Venezia, fuori concorso, il 3 settembre, un thriller su un contagio che da Hong Kong si espande in tutto il mondo seminando il terrore, un po' sull'esempio reale della Sars.
Il virus della finzione è definito Mev e proviene dall'incrocio di malattie dei pippistrelli e dei maiali e trasmesso a una donna d'affari di Minneapolis. Al rientro Beth (Gwyneth Paltrow, radiosa prima di ammalarsi) ha un breve incontro con l'amante e scopre i sintomi di una malattia sconosciuta non appena riabbracciati marito (Matt Damon) e figlioletto. Intanto il contagio si sta estendendo rapidamente e al Centro americano per il controllo delle malattie il vicedirettore Cheever (Laurence Fishburne) organizza la risposta cercando anche di non alimentare il panico tra la popolazione. Ci sono padri che cercano di preservare i figli, dottoresse coraggiose (Kate Winslet e Marion Cotillard) che si mettono in gioco per salvare i salvabili e un blogger (Jude Law) che prima denuncia gli interessi delle multinazionali del farmaco e poi rivela la sua natura di doppiogiochista. Un thriller serrato e godibile, certo non tra i vertici del regista di «Traffic», «Che» e «Bubble», ma equilibrato e attento a non cadere nelle trappole di teorie complottistiche e a non diffondere paure indiscriminata. L'atmosfera è coinvolgente e umana, fa riflettere a come ci comporteremmo in quei frangenti (e a paure globali e incontrollabili non necessariamente sanitarie) e ricorda la serie tv anni '70 «I sopravvissuti». «Mi sono ispirato a “Tutti gli uomini del presidente” – ha detto il regista, che ha confermato di volersi prendere una pausa dal cinema anche se ha in progetto altre due pellicole – Ci ho pensato molto prima di girare e ho cercato di fare un film compatto come quello. È la prima volta che faccio un film con un protagonista, il virus, che non parla. Ho cercato di rendere tutto più realistico possibile, le scene in cui si parla del virus sono plausibili, abbiamo fatto tante ricerche per documentarci». «Comunque non lo farò vedere ai miei figli, del resto non hanno ancora visto neppure “Babe, il maialino coraggioso» ha dichiarato la Paltrow.
Nelle Giornate degli autori si è visto il più bel film italiano finora, «Radici» di Carlo Luglio, ritratto del trascinante cantante Enzo Gragnaniello e di una Napoli eterna, vitale e lontana dagli stereotipi e dalla cronaca, un viaggio onirico pieno di riferimenti danteschi e felliniani. «Sono l'ultimo dei dinosauri – ha detto il cantante – Ho fatto questo film sospeso tra sogno e realtà perché i napoletani devono ricordarsi chi sono. Ritrovare il sentimento con cui facevano arte e del grande alimento che traevano dalla poesia».
Mentre «Quiproquo» di Elisabetta Sgarbi, inclusa nel Controcampo italiano, non è all'altezza delle aspettative. Un viaggio per l'Italia chiedendo a personalità della cultura e a sconosciuti della strada cosa sia “l'avanguardia”. Così una ragazzina napoletana pensa che sia qualcosa legata alla polizia e altri, da Umberto Eco a Nanni Balestrini, da Angelo Guglielmi a Franco Battiato (che ha fatto anche le musiche) danno risposte più elaborate. Un bombardamento di parole, più da saggio che da film, e scelte tecniche discutibili (come un intervistatore che se ne va in giro con il microfono con il filo) che più che di provocazione sanno di sciatteria.
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