Lo scatto di Amedeo
per raccontare il mondo

S'è inaugurata a Merone - ed è aperta al pubblico a Palazzo Zaffiro Isacco - la mostra delle foto scattate da Amedeo Vergani, fotoreporter erbese di fama internazionale (lavorò per Epoca, Geo, Stern, oltre a decine di altre riviste) scomparso nel 2010 a 65 anni. Nell'occasione, lo scrittore Emilio Magni offre ai lettori ricordi inediti dell'amico e collega.

di Emilio Magni

Il tè nel deserto dei beduini tra il riposo dei loro cammelli, nella luce chiara dell'alba ci racconta di un rito antico, forse religioso; ecco poi la silhouette sottile di un minaccioso indigeno delle Isole Antille armato di lancia davanti al fragoroso spumeggiare di una immensa cascata: ecco due delle tante belle immagini  grazie alle quali la gente della Brianza, del Comasco, delle altre contrade lombarde possono finalmente conoscere fino in fondo l'arte e la forza espressiva di Amedeo Vergani, il grande fotoreporter morto l'anno scorso, il primo maggio, quando ancora era nel pieno della sua affascinante e intensa professione. Merone dedica ad Amedeo una bella rassegna delle sue immagini organizzata dal Comune e dalla Biblioteca nel palazzo civico Zaffiro Isacco e aperta fino al 6 novembre. Per tanti anni in paese, dove giunse ad abitare quando ancora era piccolo (era nato a Erba), Amedeo lo hanno visto solo qualche volta. Perché lui spesso partiva e andava lontano a catturare immagini che sono andate su importanti riviste nazionali e internazionali, qualcuna anche nei musei della fotografia. Nei tempi  della gioventù, quando ancora non portava a tracolla la, poi inseparabile, Laica, invece non andava tanto lontano da casa,  ma ugualmente si dedicava, anima e corpo, al mestiere che si era scelto per primo. Quando ancora era poco più che un "bagaj", Amadeus (come gli amici più intimi lo chiamavano), andava a Lecco, in Brianza, in Valsassina, poi a Como a fare il cronista, la sua prima professione vissuta con tanto amore ed entusiasmo, penso gli stessi sentimenti con i quali ha abbracciato poi la sua seconda musa, quella del reportage fotografico (...).

(Leggi l'ampio articolo di Magni sull'edizione cartacea de La Provincia di Como, in edicola il 30 ottobre)

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