Da Alzate allo Spluga
con la testa tra le nuvole

Reportage denso di scoperte sull'ultimo numero del mensile "Orobie": punto di partenza l'aeroporto di Verzago.

di Giovanni Invernizzi

A volo d'uccello sul Lario. Una vera e propria avventura aerea con tanto di tuffo al cuore. Il tutto con partenza ed arrivo a due passi da casa. Il numero di "Orobie" (pp.112, euro 4.90) in edicola nel mese di novembre racconta tutto questo. Infatti, nell'articolo intitolato "Fra cielo e terra", firmato da Maurizio Crespi e Aida Waari, troviamo cronaca e testimonianze fotografiche di un volo in aliante tra laghi e monti nostrani. La partenza è fissata in quel di Alzate Brianza, per la precisione in frazione Verzago, dove sorge un piccolo aeroporto dedicato a questi veivoli privi di motore ma incredibili per leggerezza e resistenza meccanica. Un mezzo che permette di coprire distanze notevoli: «Partendo da Alzate sono stati effettuati voli di oltre mille chilometri sorvolando la Francia o l'Austria con rientro addirittura in giornata». Non possono poi mancare i record: «Tanto per dare l'idea, il 5 settembre 1992 Leonardo Brigliadori, 17 campionati e un titolo iridato all'attivo, decollò col figlio da Alzate atterrando a Taranto dopo 9 ore di volo e un tragitto di 900 chilometri». Esiste ovviamente un segreto dietro tali performance e questo consiste nella complessiva leggerezza dell'apparecchio dotato di carrello, costituito «da due o tre ruotini, allineati in tandem»; diruttori, che servono per mantenere costante la velocità in discesa e da freno in fase di atterraggio; strumentazione di bordo, ovvero , tra altri aggeggi, computer di bordo, anemometro, gps, bussola, radio, altimetro e un filo rosso di lana «appiccicato all'esterno della capottina in plexiglass per indicare la direzione del vento». I giorni ideali sono quelli d'inverno con «tempo splendido, cielo terso, sole, una spolverata di neve, freddo cane».  Il nostro volo può ora avere inizio con una «sensazione di leggerezza» che viene «pesantemente contrastata dal vuoto allo stomaco che si prova "scollinando" su Como». Ma , appunto, è solo una prima e provvisoria impressione: «Superata l'ultima cresta innevata ecco però all'improvviso l'orizzonte aprirsi nel blu cobalto del lago duemila metri più sotto». Dopo il lago, la montagna con la Grigna ed il Resegone a farla da padroni: «Le ombre fanno risaltare i canaloni, le guglie, i pinnacoli e le lame di roccia del Grignone». Infine, la Valtellina e lo Stelvio: «Ci specchiamo fugacemente in laghetti di smeraldo virando paralleli ai pendii, l'entusiasmo è indescrivibile».  Sulla strada del ritorno c'è ancora tempo per spiralare, virare, cabrare, veleggiare e volteggiare. C'è ancora tempo, insomma, per provare quei tuffi al cuore che solo un'esperienza come questa regala.

© RIPRODUZIONE RISERVATA