Due Portici Plinio
nella Como dell'800

Ville in Borgovico, un treno da Camerlata a Saronno, una frizzante urbanistica: com'era moderna, e bella, la città alla vigilia dell'Unità d'Italia. Si resta sorpresi davanti alle stampe in mostra al Museo Garibaldi fino al 27 novembre, realizzata in collaborazione tra Enzo Pifferi e l'associazione "Rosa Commacina". Guarda la galleria fotografica.

di Giancarlo Montorfano

Là dove c'era l'erba ora c'è una città. Potrebbe essere questa la cifra per leggere la mostra "Vedute di Como nell'Ottocento", aperta giovedì sera al  museo storico Giuseppe Garibaldi e che resterà aperta fino al prossimo 27 novembre ( aperta da martedì a sabato dalle 9.30 alle 12.30 e dalle 14 alle 17, il mercoledì orario continuato dalle 9.30 alle 17, domenica aperto dalle 10 alle 13, il lunedì chiuso ): realizzata in collaborazione tra Enzo Pifferi e l'associazione "Rosa Commacina".
Tra le stampe esposte ve n'è una, che ha un po' del giallo e del mistero: ritrae i Portici Plinio con un altro edificio più o meno di eguali dimensioni che lo affronta. In questo disegno, probabilmente un progetto mai realizzato, si uniscono a celebrare uno scampolo superstite di linguaggio urbano le forme più auliche ma al contempo più esemplici ed essenziali della architettura classica: la grande Stoa di Attalo III, ricostruita ad Atene. I Portici Plinio attuali dialogano meravigliosamente con quel progetto, perché rappresentano un armonico paesaggio urbano. Dove si sente respirare la forma urbana della città del Rinascimento, dove ci si pone il problema della continuità del linguaggio classico e del suo armonioso recupero, in vista della vita associata, della comunità. La Como che esce da queste stampe è quindi una città progettata, non una città decaduta con le rovine romane: è una città che pulsa con i suoi abitanti, che impone una riflessione costante sul problema della forma. E non è un caso che nel secolo successivo il punto più alto in questa opera di ridefinizione sia il geniale dialogo con il passato di Terragni.

(Estratto dal testo: l'intero articolo si trova sull'edizione de La Provincia di Como in edicola il 13 novembre)

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