De Rita: Il ceto medio
è il nuovo proletariato

Stringente analisi della crisi della borghesia, condotta dal celebre sociologo, in un libro scritto a quattro mani con Antonio Galdo ("L'eclissi della borghesia", Laterza). Secondo lo studioso il Paese non riesce più ad avere una classe dirigente come avveniva fino a 30-40 anni fa. Monti? Secondo De Rita è soltanto una figura chiamata a restituire credibilità all'Italia sui mercati.
Guarda il video in cui Galdo parla del saggio.

di Davide G. Bianchi

Giuseppe de Rita, fondatore e presidente del Censis, è il decano dei sociologi cattolici italiani ed è considerato tra i più acuti analisti delle trasformazioni economiche, sociali e politiche del nostro Paese. In queste settimane è in libreria con un nuovo libro scritto in collaborazione con il giornalista Antonio Galdo. Il titolo del volume è eloquente, quanto sconfortante: L'eclissi della borghesia (Laterza). In esclusiva per i nostri lettori, abbiamo incontrato l'autore per porgli alcune domande. 

Professor De Rita, nel suo famoso libro Intervista sulla borghesi in Italia (Laterza, 1997) lei parlava di «esplosione del ceto medio e di vuoto della borghesia». In quest'ultimo libro abbandona l'ottimismo di allora: cosa è cambiato in questo anni? È finito un ciclo?


Ho abbandonato la speranza che dal ceto medio - o meglio, da una quota minoritaria di quest'ultimo - potesse nascere una vera classe borghese. I fatti si sono incaricati di dimostrare che questo auspicio non era realistico: non è sorto un grande corpo intermedio che avesse a cuore il bene comune. Il salto di qualità - che non c'è stato - è proprio questo: il ceto medio fa il proprio interesse, punto e basta; la borghesia, facendo i propri interessi, serve il Paese. Ha orizzonti mentali diversi, e di conseguenza altre ambizioni.

Perché le cose sono andate così?


Perché il ceto medio era di natura impiegatizia, e tale è rimasto. Ha persino peggiorato la propria condizione: si è precarizzato e ha introiettato insicurezze che prima non aveva. Ora con la crisi rischia addirittura di polarizzarsi sul sottoproletariato.    


(Leggi l'intera intervista su La Provincia di Como in edicola il 18 novembre)

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