Il Natale del dormiglione
Le riflessioni di don Clerici

Teologo, filosofo, già direttore del "Settimanale di Como", don Agostino Clerici - parroco di Ponzate - firma un libro di meditazioni sul Natale, partendo da una statua molto particolare, metafora dell'uomo dei nostri tempi.

di Vera Fisogni

È un punto di vista insolito, quello scelto da Agostino Clerici, sacerdote, teologo e giornalista, per raccontare il Natale, nel suo piccolo e prezioso libro "Sogni di un dormiglione pentito" (Edizioni Il Settimanale, 47 pag, 5 euro). Anzi, più che di "vista" si dovrebbe parlare di una prospettiva onirica, perché il personaggio attorno a cui ruota l'evento del Cristianesimo, si abbandona a un sonno profondo.
Nel presepe il "dormiglione" è la statuina di un pastore che s'è addormentato mentre gli altri sono rapiti nell'adorazione del Bambino. In lui ci possiamo rispecchiare un po' tutti, perché il suo assopimento - fuor di metafora - richiama l'indifferenza dominante nella società contemporanea. Tuttavia, nella narrazione di Clerici, l'uomo è turbato da sogni che lo scuotono dal torpore, fisico e soprattutto, spirituale. Il dormiglione viene visitato dall'evento di Betlemme, dalla nascita del Bambino, poi dagli episodi evangelici del giovane ricco, dell'incontro di Maria di Magdala con Cristo risorto e della pesca miracolosa. Se la "vita è sogno", come aveva intuito il drammaturgo Calderòn de la Barca, nel sonno c'è forse qualche insegnamento utile per la veglia. Mosso da questa intuizione il nostro "dormiglione" si reca dal saggio Simeone, il quale gli svela il senso di quell'intensa attività onirica, riconducibile a quattro parole chiave: bellezza, gioia, desiderio, speranza. Clerici, pur narrando con un ritmo fiabesco collega l'evento del Natale ai momenti chiave del Vangelo. E mostra come la nascita del Bambino non sia che l'inizio di un risveglio interiore: se bellezza e gioia ispirano stupore e meraviglia, il desiderio suscita uno slancio alla pienezza di bene, mai del tutto appagata («la rinuncia è la compagna di viaggio» del desiderare). La speranza, «certezza di una meta», completa il percorso della realizzazione umana.
La forza del lavoro di Clerici risiede nella capacità di offrire, con rigore teologico, una visione del Natale capace di sorprendere, di risvegliare anche i credenti dall'idea della nascita di Gesù come momento di esclusiva tenerezza, per farne emergere la carica rigenerante e attiva. «Bellezza, gioia, desiderio, speranza sono divenute la mia pace - conclude il dormiglione - e, insieme, il mio assillo». Non soltanto questi si risveglia, pentito «di aver dormito tanto», ma è pronto a diventare "pescatore" di uomini. In tempi di «nuova evangelizzazione» - slogan di Benedetto XVI che attende di essere riempita di contenuti - Clerici indica un percorso che non può lasciare indifferenti (o "dormiglioni") a lungo. La riflessione prosegue sul blog: www.agostinoclerici.it

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