Il cinepanettone
torna alle origini

De Sica riparte da Cortina, come nella prima puntata della "serie", nel 1983, mentre Pieraccioni ritrova le corde più autentiche della propria comicità. Guarda i trailer di "Vacanze di Natale a Cortina" e di "Finalmente la felicità".

di Bernardino Marinoni

«Nessuno l'ha inventato il cinepanettone». L'opinione, più che autorevole, è di Christian De Sica secondo il quale «i Vanzina non hanno fatto altro che rifare quei film che facevano Sordi, mio padre e il loro di padre, Steno, tipo "Vacanze d'inverno", dove mio padre faceva il portiere dell'hotel Posta di Cortina, Pupin, e Sordi faceva Sordi che andava lì vacanza».
Però un inizio c'è stato: fu , un po' paradossalmente, "Sapore di mare" dei fratelli Vanzina che fece saltare tra le poltrone il produttore Aurelio De Laurentiis. «Oh, ragazzi, il prossimo lo facciamo insieme» disse a De Sica jr e a Carlo Vanzina.
Era il 1983, l'anno di "Vacanze di Natale" ambientato a Cortina. Ventotto anni dopo, la cine-serie natalizia ritorna sul luogo di un esordio che parve d'occasione, mentre era destinato a segnare il tempo al botteghino. Da un Natale all'altro, si sarebbe sfornato il cinepanettone. Definizione sgradita ai Vanzina secondo i quali il film di Natale aveva perso per strada il modello, sconfinando progressivamente dalla realtà in una farsa più greve che grossolana. Il ritorno all'originale però non vuole essere un'imitazione: «Siamo tornati sulla neve per un'osservazione allegra e leggera del presente» ha dichiarato Enrico Vanzina, cosceneggiatore con il fratello Carlo e il regista Neri Parenti, di "Vacanze di Natale a Cortina".
Tre linee narrative, più comicità che in passato, riferimenti sardonici all'attualità - la crisi economica, la politica - e, insomma, commedia italiana piuttosto che farsa. In un certo senso un tentativo di rimettersi in carreggiata con il gusto corrente, seppure senza sacrificare lo zoccolo duro del cinepanettone, quel pubblico che forse al cinema va davvero soltanto a Natale e che anche l'anno scorso non aveva mancato di staccare il biglietto. L'incasso di "Natale in Sudafrica" era stato di oltre 18 milioni e mezzo di euro; invidiabile anche se con un sospetto di cedimento.
Non tanto nei confronti del fenomeno CheccoZalone-"Che bella giornata" con quegli inarrivabili 43-44 milioni di euro d'incasso, ma per una posizione in graduatoria, "solo" quarto, che qualche riflessione deve avere sollecitato data l'assuefazione ad oltrepassare più o meno largamente i 20 milioni (quasi 25 ne aveva contabilizzati "Natale a Rio", cinepanettone 2009). Così il prodotto solito monopolizzare la programmazione delle Feste ha aggiustato le dosi della confezione di un passatempo natalizio che vuole continuare a macinare denaro e non si rassegna certo a perdere terreno proprio quando la quota di mercato del cinema italiano sfiora il 40 per cento. Un primato che questo Natale viene difeso, con "Vacanze di Natale a Cortina", dal ritorno sotto l'alberello di Leonardo Pieraccioni.
Di "Finalmente la felicità", la nuova commedia che dirige e interpreta, il comico toscano propugna giustappunto la comicità («Non so dove stia andando il mio cinema - ha dichiarato - ma so che la mia matrice di cabarettista rimane fortissima, e morirò tale: siamo saltimbanchi, speriamo sempre di divertirci») senza rinnegare le dosi buoniste («Per me è un codice naturale») che, con quel titolo, non considera certo un addebito. E facendo appello al pubblico - «Speriamo che venga numeroso» - da paladino della produzione nazionale: due film italiani contro tre americani ("Il gatto con gli stivali", "Le idi di marzo", più di tutti "Sherlock Holmes 2"), l'imbandigione è una battaglia impari. 

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