Giù il sipario sull'Autunno
Un commiato definitivo?

L'ultimo appuntamento con il Festival musicale di Como, a Cernobbio, ha fatto affiorare le preoccupazioni per il suo futuro.

di Stefano Lamon

Il commiato. Così era intitolato il bel concerto di chiusura della quarantacinquesima edizione del festival, mercoledì sera in San Vincenzo a Cernobbio con il violoncello solo di Luca Franzetti, e così Gisella Belgeri, storica cofondatrice dell'Autunno Musicale a Como si è congedata dal pubblico intervenuto numeroso, per i tempi e la stagione non così convenzionali rispetto ai "tempi d'oro" della rassegna.
Il fluire sonoro senza soluzione di continuità del programma di Franzetti, da Ligeti a Cassadò passando per due Suites di Bach, ha puntato dritto al cuore: fra adagi struggenti, rubati brulicanti, Sarabande fiere, atmosfere di epoche e culture diverse cucite con eleganza, grande pulizia tecnica e gusto, il violoncellista ha come scattato la fotografia sonora del commiato e dell'Autunno Musicale stesso. Un senso di continuità (che, in sé, indica speranza e evoluzione) che ha visto il Ligeti della Sonata mutarsi nella prima Suite di Bach e ancora culminare il tutto nell'immagine sonotra spagnola di Cassadò, moderna di poliritmie e flautati bellissimi: comunque, un commiato.
Nessuno si nasconde che il festival comasco sia, dopo quasi mezzo secolo, a una svolta cruciale, forse esiziale, della propria storia: è altrettanto giunto il momento di chiedersi seriamente e definitivamente quale destino spetti a una manifestazione che ha lasciato un segno indiscutibilmente profondo. Ognuno per sé: gli artefici che ne hanno fatto la storia se intendono concepirne un'eredità, la città se ne sente il bisogno e l'importanza, la comunità culturale se intende valutarne certi valori assodati per anni - l'attualità e la storia, la novità nel solco della tradizione - per poterli ricreare nel presente, diverso e nuovo come il futuro. Consapevoli, ognuno per il proprio, del senso delle scelte che si andranno a compiere.

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