Cultura e Spettacoli
Venerdì 13 Gennaio 2012
Come cambia l'Italia
dentro le notizie dei tg
A vent'anni dall'esordio del Tg5, tutto sta trasformandosi nel modo in cui i canali danno le news. Ecco la nostra indagine. Per saperne di più, sui dati, e per leggere l'intervista a Sarah Varetto, direttore di Sky Tg24, vi rinviamo a "La Provincia di Como" del 13 gennaio.
La prima rivoluzione è avvenuta giusto vent'anni fa, il 13 gennaio del 1992: Enrico Mentana battezza l'edizione delle 20 del Tg5, ponendo così fine al monopolio della Rai nel mondo dell'informazione televisiva. La seconda svolta, invece, un vero e proprio "tsunami" per le abitudini canoniche dei telespettatori, è datata 31 agosto 2003: nasce SkyTg24, il primo canale "all news" della tv satellitare, diretto da Emilio Carelli.
Otto anni dopo, il panorama dei telegiornali italiani ha maturato la sua evoluzione. Monopolio e duopolio ormai sono termini adatti solamente per i libri sulla storia del piccolo schermo, ma soprattutto è svanita la funzione rituale del notiziario televisivo che, per quasi mezzo secolo, ha riunito le famiglie davanti al video durante la cena.
Oggi, in altre parole, la situazione è più che mai frammentata e i vincoli di orari, con il boom dei canali dedicati all'informazione (SkyTg24, Rainews 24 e la nuova emittente di Mediaset Tgcom24, varata proprio quest'autunno), ma soprattutto quello di internet e delle applicazioni per i telefoni cellulari, non esistono più. Una svolta epocale annunciata, che si è tradotta in una massiccia depolarizzazione del pubblico: analizzando i dati di ascolto dei telegiornali in queste prime due settimane dell'anno, emerge infatti che, nell'edizione principale delle 20, i due notiziari più tradizionali, Tg1 - comunque in ripresa dopo il cambio di direzione - e Tg5, mantengono la loro leadership, ma, rispetto a un decennio fa, hanno perso inevitabilmente telespettatori, attestandosi su medie di share appena superiori al 20%. Al contrario, la crescita degli all news, che propongono informazione a qualsiasi ora del giorno, è notevole: a testimoniarlo, è, in particolare, SkyTg24, i cui ascolti medi giornalieri, nel raffronto tra il dicembre 2010 e il dicembre 2011, sono saliti del 15%, mentre il boom delle applicazioni per i telefonini è evidenziato alle oltre 1 milione e 300 mila app di Mediaset Tgcom24, scaricate in poco più di un mese. Tornando alla tv generalista, sono due i notiziari che, in controtendenza con il trend generale, stanno conquistando sensibilmente Auditel: il TgLa7 che , dal 3% di due anni fa, è arrivato oggi a sfiorare il 10% di share e il Tg3, che, nell'edizione delle 19, si avvicina al 15% di share. Non è un caso.
«Si tratta due notiziari particolarmente incentrati sulle figure forti e autorevoli dei loro direttori, Enrico Mentana e Bianca Berlinguer - sottolinea il massmediologo Giorgio Simonelli - Quello di La7, in particolare, è un telegiornale che si affida alla parola, ben fatto, anche se molto tradizionale. In generale, comunque, i tg della tv generalista hanno perso pubblico, e questo calo trova spiegazione proprio nella mancanza di rinnovamento. Negli ultimi anni, infatti, hanno certamente dovuto abbandonare la loro funzione rituale di informazione, perché il telespettatore può ricevere le notizie quando vuole, ma dovrebbero almeno ritrovare la loro funzione di servizio e il rapporto di fiducia con i telespettatori». Una relazione non certo facile, in questo periodo in cui la crisi economica e la preoccupazione determinata da un futuro incerto sono predominanti: proprio per questo oggi il pubblico, da una parte, predilige le news, che soddisfano senza alcuna faziosità la sete di informazione in tempo reale, dall'altra parte, premia notiziari quali il Tg3 e il TgLa7 che, per contenuti e livello di approfondimento, sono i più vicini al punto di vista dei telespettatori. I tg leader, invece, cercano di "aggiornarsi": il Tg1, che ha anticipato l'inizio dell'edizione delle 20, mantiene la propria cerimonialità istituzionale - il primo quarto d'ora è dedicato interamente alla politica - , ma, nella parte finale, cerca di differenziarsi dal passato proponendo news curiose e di costume, mentre il Tg5 punta soprattutto su un ritmo serrato, caratteristica proveniente dalla vocazione "all news". I canali dedicati all'informazione, infatti, stanno influenzando i notiziari tradizionali. Un esempio? Le notizie del Tg2 delle 20,30 scorrono sullo sfondo durante la messa in onda del telegiornale.
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