
Cultura e Spettacoli
Venerdì 27 Gennaio 2012
La Crippa canta Gaber:
musica che si fa impegno
A Locarno l'attrice brianzola, punta di diamante del palcoscenico italiano, propone un suggestivo percorso attraverso il teatro canzone reso celebre dal "Signor G". L'abbiamo intervistata. Guarda alcune immagini dello spettacolo.
Dopo aver convinto il pubblico di mezza Italia e tra l'altro anche quello del Teatro Sociale di Como, nella scorsa e in questa stagione, Maddalena Crippa si concede una parentesi oltre frontiera e porta "E pensare che c'era il pensiero", allestimento di e intorno a Giorgio Gaber, al teatro di Locarno.
Nelle prossime settimane, poi, lo spettacolo tornerà in Italia, prima a Roma e poi, dal 21 febbraio al 4 marzo a Milano, al teatro Menotti (Info: www.tieffeteatro.it; Biglietti a 35 - 20 franchi.). L'attrice, anche in vesti di cantante sarà nella sala svizzera anche stasera, alle 20.30, per proporre uno dei lavori più riusciti del "Signor G" e di Luporini, che lo scrissero nel '94. Nell'allestimento vengono ripresi grandi successi dell'artista scomparso nel 2003: "La sedia da spostare", "Mi fa male il mondo", "Sogno in due tempi" e ancora "Se io sapessi" e "L'equazione". La regia è di Emanuela Giordano, mentre al pianoforte c'è Massimiliano Gagliardi. Coriste saranno Chiara Calderale, Mirima Longo e Valeria Svizzeri. In primis però, l'attenzione è focalizzata sulla Crippa, interprete di carisma, che non fa mistero di aver aggiunto il "carico" della sua personalità nella prova.
Signora Crippa, con questo lavoro, ancora una volta, l'obiettivo è raggiunto?
Devo riconoscere che è vero - ammette l'interprete a "La Provincia" -. In questi mesi di tournée, il pubblico non ci ha mai fatto mancare il suo sostegno, né dal punto di vista quantitativo, né sul piano del calore e dell'entusiasmo. Sono felice di dire che i primi a convincersi della bontà del nostro progetto sono stati i "gaberiani doc", quelli che vanno a teatro "con il fucile puntato", pronti a smascherare chi tradisce il messaggio di Gaber. Non potevo pretendere di più e sono felice di aver accettato, a suo tempo, la proposta di Emilio Russo, che mi ha permesso di avvicinarmi a questo artista così unico, con un percorso lungo molti mesi, vissuti all'insegna dell'impegno totale.
L'aspetto più interessante è il suo modo "libero" di accostarsi al "mostro sacro". Una bella sfida…
Lo è stata. Io pur non venendo mai meno all'approccio autentico con la materia, non ho rinunciato a un apporto personale che lasciasse la mia traccia. Per questo, anche grazie al talento del maestro Gagliardi, ho fatto incursione nelle canzoni e nei testi, con arrangiamenti nuovi e tagli che mi aprissero un percorso su misura. Come detto, anche i fan della prima ora mi hanno seguita e in più, tanti che non conoscevano Gaber, si sono appassionati al teatro - canzone.
Negli ultimi anni, molti artisti si sono avvicinati alla produzione di Gaber, riproponendola, spesso con successo. Lei però è stata la prima donna. Trova che i contenuti passino al pubblico in modo diverso?
Penso che ci sia un approccio intimo e che la carica di riflessione, che già è forte in Gaber, vada accentuandosi e raggiunge il pubblico in modo diretto. E poi sono orgogliosa di dimostrare, se ce ne fosse bisogno, che una voce femminile può portare contenuti alti, in un momento che ci vede spesso ancora relegate a ruoli secondari.
Cosa, del pensiero di Gaber, conserva nella mente e nel cuore?
Il suo invito, rivolto a tutti, di tornare attivi, per partecipare, in un vero impeto di libertà.
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