Una danza d'autore
non sempre in luce

Nell'ottima performance della compagnia "Parsons dance" il critico fa notare un gioco di luci non all'altezza di altre performance. L'illuminazione è un ingrediente decisivo nella coreografia. Guarda il video di Andrea Butti/Pozzoni.

<+G_SQUARE><+G_TONDO>In un Teatro Sociale, che è andato via via più affollandosi, si è svolto, giovedì, lo spettacolo offerto dalla famosa compagnia statunitense "Parsons dance". Cinque i numeri presentati, ognuno dei quali composto di diverse sezioni equamente divise tra vitalismo e poesia, più che atletismo, tra il 1992 e il 2012. La serata ha avuto inizio dalla più recente creazione "Round my Wordl", una sorta di omaggio alla globalizzazione che si basava su un gesto ricorrente delle braccia che sembravano voler abbracciare un mappamondo. La coreografia ci è parsa vagamente datata, priva di una evoluzione evidente. D'altra parte anche le note musicali sono solo sette (anzi, veramente  dodici): si tratta solo di saperle utilizzare all'uopo, mescolandole tra di loro con conseguenzalità. La musica  digitalizzata per violoncello, abbastanza suggestiva, era di Zoe Keating e i costumi di Emily De Angelis. Seguiva "Hand dance", uno dei brani più suggestivi che ha come protagonisti dieci braccia e dieci mani che  si animamano solo illuminate da un fascio di luci orizzontali del famoso Howell Binkley, nascondendo nel buio il corpo. Noi lo conoscevamo: lo abbiamo trovato meno preciso del passato. Musica di Kenji Bunch, costumi dello stesso Parsons. Il terzo numero "Swing Shift" ha vaghe corrisponenze con danze popolari (realizzato dalle quattro coppie) culminante in due assoli femminile assai espressivi. Costumi di Mia Mc Swain, musica di Kenji Bunch. "Caught" è sicuramente tra i pezzi pià famosi e applauditi del repertorio Parsons, da lui stesso danzato nel 1982. La grande trovata sono le luci stroboscopiche di Binkley per cui il danzatore «è catturato al culmine di salti ed evoluzioni che lo fanno apparire continuamente in aria in un gioco di luci e di  grande atleticità». Costumi  di Judy Wirkula e musica di Robert Fripp. Concludeva "Nascimento" su vari ritmi latino-aericani molto vitali e veloci che hanno impegnato le quattro coppie di danzatori in vertiginosi movimenti di entrate e uscite di scena. Serata colorata da abiti leggeri e svolazzanti, che hanno agevolato le evoluzioni dei protagonisti. Belli i danzatori ben costruiti muscolarmente e lievi in agilità. Alla fine, onorate le molte richieste di bis.

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Eco di Bergamo spettacolo Parsons Dance