
Cultura e Spettacoli
Martedì 10 Aprile 2012
Il metodo Abramovic
L'arte prende corpo
La maggiore body artist internazionale espone al Pac (Padiglione di arte contemporanea) di Milano. E' la punta di diamante di una stagione espositiva al femminile. Guarda una sua performance.
Lo hanno ribadito qualche settimana fa sulla stampa nazionale anche il critico Vincenzo Trione e il filosofo americano Arthur Danto: non si può più parlare di marginalità per l'arte realizzata dalle donne. A dimostrarlo è la fioritura primaverile di mostre che da una parte all'altra dell'oceano stanno invadendo i maggiori musei d'arte contemporanea.
Senza scomodare il Guggenheim di New York, che dedica una grande mostra alla fotografa Francesca Woodman, basterebbe citare tra le più interessanti rassegne milanesi quelle dedicate a Marlene Dumas al Palazzo delle Stelline (fino al 17 giugno) e quella realizzata da Marina Abramovic al PAC (fino al 10 giugno), per avere la certezza che le donne hanno oramai raggiunto pieno riconoscimento anche nel mondo dell'arte. E se non bastasse, anche altre città ospitano nei loro maggiori musei d'arte contemporanea mostre di donne: la retrospettiva dedicata alla performer Gina Pane al Mart di Rovereto e la mostra della scultrice Doris Salcedo al Maxxi di Roma. Eppure, nonostante l'evidenza, c'è ancora chi si chiede se esista un sesso nell'arte e se questo sesso, nel caso delle donne, sia ancora "il più debole". Con le parole di Jorge Luis Borges si potrebbe rispondere che «l'opera è acefala» e che quindi, al di là del suo autore e del suo sesso, ciò che l'opera d'arte comunica ha un respiro universale. Impossibile quindi fare confronti e "classifiche".
È vero, le donne nella storia dell'arte sono rare, e i grandi capolavori e movimenti artistici sono essenzialmente legati a figure maschili, ma è bene ricordare che, come nel resto nelle attività umane, dal mondo delle arti le donne, salvo rare eccezioni, sono in passato sempre state escluse. Si sono dovuti aspettare gli anni Settanta perché si potesse assistere ai primi sussulti dell'arte realizzata da donne. In una famosa mostra dedicata, appunto, al Mezzo Cielo, aperta nel 1978 nella galleria milanese di Porta Ticinese, lunghe carte trasparenti elencavano i nomi di battesimo delle artiste dimenticate dalla storia: Sonia (Delaunay), Frida (Khalo), Meret (Oppenheim), Florence (Henri). Nomi che però, allo stesso tempo, evocavano, nei cognomi, ben più famosi artisti uomini: fratelli, mariti o amanti. E solo qualche anno dopo, nel 1980, Lea Vergine - che, è bene sottolinearlo, non è mai stata una femminista - celebrava queste artiste a nel famoso libro "L'altra metà dell'avanguardia", facendo uscire definitivamente dall'oblio le protagoniste silenziose dell'arte di inizio secolo. Almeno fino agli anni Cinquanta, però, il miglior complimento che poteva essere fatto a una artista donna era che dipingeva «come un uomo»: questo il commento con cui un famoso critico americano lodò Lee Krasner, moglie di Jackson Pollock.
Sarebbe sbagliato quindi parlare di un linguaggio al maschile o al femminile. È però possibile cogliere nel lavoro artistico di molte donne aspetti che sono peculiari di un modo più intimo e allo stesso tempo fisico di vivere il confronto con il reale. Lo possiamo verificare visitando le due mostre milanesi dedicate a Marlene Dumas e a Marina Abramovic, due artiste molto distanti per scelta dei mezzi con cui lavorare (pittura la prima, performance la seconda) e per tematiche affrontate, ma dotate entrambe di una particolare sensibilità per l'individuo e la sua profondità psicologica.
Una sensibilità - questa sì vicina a un modo viscerale e forse anche un po' femminile di guardare al mondo - affiora continuamente nei dipinti di Marlene Dumas. La sua mostra (a cura di Giorgio Verzotti), piccola, ma intensa, alla Fondazione Stelline, nasce dal confronto con il luogo in cui è ospitata, che nella sua storia è stato adibito a orfanotrofio. Ritratti di singole ospiti e di gruppi di grande impatto emotivo, realizzati con una pittura estremamente diluita, fanno affiorare sulla tela volti di tempi passati, pieni di solitudine e di struggente dolcezza. Un allestimento essenziale, curato in tutti i dettagli - l'artista ha voluto che si recuperassero i segni dell'edificio antico - favorisce una contemplazione lenta dei dipinti, che lasciano emergere i volti e i corpi dalla patina del passato.
Marlene Dumas si confronta anche con un'icona della storia culturale italiana, Giovanni Pasolini, indagandolo nel rapporto con la figura della madre: ne scaturiscono immagini molto intense, drammatiche e struggenti, che riversano sui corpi, come avviene del resto nella sua interpretazione della "Pietà Rondinini" e nelle Crocifissioni esposte in mostra, il dolore dell'intera umanità.
Della mostra performativa di Marina Abramovic (a cura di Diego Sileo e Eugenio Viola) si è molto parlato in questi giorni anche per l'impatto mediatico che ha avuto, tra svenimenti e mondanità. Del resto lo spettacolo di Bob Wilson a lei dedicato, "The Life and Death of Marina Abramovic", presentato a Londra, proietta la sua figura nel mito. Come sempre l'artista serba - che a Como abbiamo conosciuto alla Fondazione Ratti - riesce a colpire emotivamente gli spettatori coinvolgendoli in azioni che sempre più riducono il momento di fruizione dell'opera a un'esperienza del tutto personale, intima ed emozionale.
I visitatori sono invitati a seguire un percorso che li mette in condizioni particolari, che lo isolano dal contesto quotidiano e lo proiettano alla ricerca di se stessi, del proprio essere fisico e psicologico nel mondo. Nelle azioni degli ultimi anni - e in mostra è documentata anche quella realizzata nel 2010 al Moma di New York nella quale ha incontrato tutti i giorni lo sguardo del suo pubblico - Marina Abramovic non mette alla prova solo se stessa, ma anche, appunto, il suo pubblico, dando, appunto dal titolo della mostra, dimostrazione di aver sviluppato un "Method", capace di proiettare la dimensione creativa oltre la soglia del singolo.
(* Docente di storia dell'arte moderna all'Università Cattolica)
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