
Cultura e Spettacoli
Domenica 20 Maggio 2012
Leonardo e il Lario
Legami "trascurati"
La Madonna di Lipomo meriterebbe di essere esposta al Louvre, alla mostra dedicata alla Sant'Anna restaurata di Da Vinci. Lo sostiene lo studioso comasco Ernesto Solari che rilancia l'attribuzione all'opera, puntando il dito alla distrazione verso l'eredità leonardesca nel nostro territorio.
La Sacra Famiglia di Lipomo, la Madonna con bambino di Albate e del Crocifisso di Como avrebbero potuto far parte oggi della Mostra in corso al Louvre o almeno essere pubblicate sul catalogo della mostra stessa in quanto facenti parte di un percorso legato all'esecuzione di una delle opere più importanti di Leonardo, la Sant'Anna del Louvre.
La Madonna di Lipomo, in particolare, potrebbe essere l'archetipo di un'opera leonardesca, oggi probabilmente dispersa, che rappresenterebbe la fase precedente del progetto che portò Leonardo alla esecuzione della Sant'Anna. È questa una tesi già proposta dal sottoscritto, assieme allo storico Mario Mascetti, nel 2001; ipotesi fraintesa e contrastata, a mio avviso, in modo gratuito e viziato. Per avere questa vetrina importante, una pubblicità per i nostri capolavori in funzione turistica e culturale, sarebbe bastato avere un po' di fiducia in più nelle risorse locali anziché farsi la guerra come spesso è consuetudine in questa città. Ma torniamo alle due copie comasche dell'archetipo della "Sacra Famiglia" per le quali, nel 2001, era stato fatto il tentativo di attribuirne, in modo sommario, la paternità ad artisti della sua scuola Milanese di Leonardo, ad Andrea Solario e a Bernardino Luini. Si trattò, ripeto, non di una vera e propria attribuzione, perché per poterla effettuare seriamente erano necessari tempi più lunghi e soprattutto una certa disponibilità di finanziamenti per la esecuzione degli esami tecnico-scientifici e per un intervento di pulitura delle opere stesse. Solo nel 2003, dopo una certa insistenza mia e di Mascetti, venne accettata da alcuni sponsor privati la possibilità di far effettuare alla dottoressa Pinin Brambilla, un restauro della tela di Lipomo. Si trattò di un restauro molto controverso, effettuato senza aver tenuto in considerazione le nostre indicazioni. Nel 2004 gli sponsor del restauro promossero una conferenza stampa nel corso della quale la restauratrice dichiarò che il dipinto non è opera di Leonardo, come noi avevamo ipotizzato, seppur parzialmente. Nonostante da parte nostra fossero state prodotte delle controdeduzioni, anziché accettare un costruttivo confronto, siamo stati "scaricati". Il risultato è stato che il restauro è stato portato a termine con interventi che hanno a nostro parere compromesso la qualità di alcune aree.
La mancata presenza di queste opere nella mostra e nel catalogo del Louvre sono certamente un'occasione persa per rivalutare il patrimonio artistico del territorio comasco. Come si può vedere dai risultati delle recenti mostre leonardesche effettuate alla National Gallery di Londra, alla Venaria di Torino e oggi al Louvre, Leonardo è il più "gettonato" degli artisti Italiani, richiama folle enormi, solo a Como sembra non interessare.
Il sottoscritto ha tentato più volte di sensibilizzare la cultura lariana ed i politici locali sulla valorizzazione di un patrimonio leonardesco che abbiamo la fortuna di avere sul nostro lago. Molte delle iniziative proposte sono però state effettuate non a Como per l'impossibilità di trovare qui, nella nostra città, spazi e patrocini, tutti i fondi disponibili dovevano servire, in questi anni, per ospitare esposizioni preconfezionate che hanno realizzato, nonostante i record di visitatori, sempre bilanci deficitari. Insomma si è fatto di tutto per ignorare la presenza di Leonardo in questo territorio, basti pensare alla distruzione del progetto di un Museo Leonardo al Lido di Menaggio, fino ad ignorare la possibilità di effettuare importanti iniziative di carattere espositivo che si sarebbero potute tenere anche grazie alla collaborazione di illustri studiosi di Leonardo. Il vinciano frequentò il nostro territorio e la maggior parte dei suoi allievi era proprio originaria di questa area, cito per tutti M. D'Oggiono, F. Melzi, A. Solario e B. Luini.
La maggior parte degli studi del "Codice Atlantico" è nata fra questi monti e queste acque lariane; decine di macchine, invenzioni hanno servito le attività artigianali e industriali, compreso il tessile che dovrebbe mostrare una certa riconoscenza a Leonardo. Importanti riferimenti al territorio Lariano sono presenti anche nelle opere leonardesche più note (il "Cenacolo" e la "Gioconda"). E per dar l'idea di cosa pensavano fuori Como di questa scarsa considerazione dei comaschi nei confronti di tali iniziative cito una frase tratta dal libro del professor Pedretti, il maggior esperto di Leonardo: «…qui torna opportuno menzionare quelli di Ernesto Solari, che nel 2004 ebbero un esito magistrale con un libro "Leonardo. L'Abbazia di Piona e il Cenacolo", affiancato a eventi espositivi e iniziative culturali che avrebbero meritato un riscontro ben più visibile di quello che potevano ricevere nell'ambito di una circoscrizione territoriale, quella lariana, peraltro da tempo riconosciuta tema di tante attenzioni, naturalistiche e tecnologiche, da parte di Leonardo stesso».
Non dovrebbero essere questi chiari riferimenti alla presenza del vinciano nel nostro territorio, assieme ai Magistri Cumacini, a Sant'Elia e ai Razionalisti, un vero motivo di orgoglio?
(Docente di storia dell'arte e saggista)
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